Coding for children, la programmazione nelle scuole come alfabetizzazione digitale

Se facciamo una ricerca su Google con parole chiave come “coding” e “education” scopriamo come negli ultimi due anni il tema della programmazione nelle scuole sia diventato rilevante nel dibattito di molti paesi. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione pervadono le nostre vite, si insinuano con il nostro non pienamente consapevole assenso in ogni momento della nostra vita.

La sensazione è di non averne il pieno controllo, di essere meri veicoli senzienti per entità di silicio guidate da DNA di oscuri linguaggi di programmazione.

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Immagine tratta dal III CoderDojo Roma

Esagero, ma comunque si fa sempre più pressante il desiderio di poter trasmettere alle nuovissime generazioni, oltre che la meraviglia e la passione per queste tecnologie, gli strumenti di base per poterle capire, gestire, rinnovare.

Portare la programmazione nelle aule scolastiche è non una priorità tra le tante. È una necessità che parte anche dalla constatazione che, solo per fare un esempio, nel 2020 ci saranno nel mondo 20 miliardi di oggetti connessi nell’Internet of Things: chi scriverà il codice che li farà funzionare?

Per rimanere in Italia, sempre nel 2020, potrebbero rimanere vacanti 176.000 posti di lavoro per mancanza di competenze tecnologiche.

italia.code.org programma il futuro (insieme a MIUR e CINI)

Negli Stati Uniti code.org, un’organizzazione non-profit che vuole incentivare lo studio della programmazione soprattutto nelle scuole ha da tempo avviato una campagna di sensibilizzazione molto incisiva che ha coinvolto anche il presidente Obama.

La sezione italiana dell’organizzazione, in collaborazione con il MIUR e con il CINI – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, ha avviato il progetto Programma il Futuro che rende disponibili alle scuole – mediante il sito programmailfuturo.it – una serie di lezioni interattive e non che delineano due percorsi, uno base e uno avanzato, adattabili alle esigenze di ogni istituto scolastico. L’idea di base è che

il lato scientifico-culturale dell’informatica, definito anche pensiero computazionale, aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini. Il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale è attraverso la programmazione (coding ) in un contesto di gioco.

In effetti non si tratta solo di imparare a programmare per restare al passo e soddisfare le future richieste del mercato. [inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=”#coding #alfabetizzazionedigitale”]L’universo di bit che ci circonda deve essere compreso e governato[/inlinetweet] e per far questo occorre sviluppare conoscenze adeguate per evitare di diventare mere periferiche dei nostri stessi devices tecnologici.

Si dice che i bambini siano intuitivamente a loro agio con la tecnologia e che siano da subito più bravi a padroneggiarla della maggior parte degli adulti. Questo è vero, ma è importante che siano anche in grado di capire come le tecnologie funzionino, incoraggiandoli ad aprire – fisicamente e metaforicamente – quelle scatole nere per scoprire meccanismi e linguaggi sottostanti.

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[inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=”#coding”]Possedere almeno una formazione informatica di base può consentire di esercitare uno spirito critico “digitale”[/inlinetweet], avere moltitudini di sviluppatori aiuta a differenziare approcci e offerte, garantendo diversità e eterogeneità anche nel mondo dei programmi e delle app.

Del resto, come sottolinea Sophie Deen, direttrice di Code Club Pro, un’organizzazione britannica che organizza corsi per i maestri e gli insegnanti

[inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=”null”]“Non stiamo incoraggiando le persone a diventare programmatori. Incoraggiamo i bambini a essere creativi”[/inlinetweet].

CoderDojo, la prima linea del coding per i bambini

Un altro tipo di approccio è quello dei CoderDojo, molto in voga tra i miei colleghi “digital champions“.

Da Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0 coding
Da Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0

 

I CoderDojo sono

club gratuiti il cui obiettivo è l’insegnamento della programmazione informatica ai più piccoli. CoderDojo è un movimento aperto, libero e totalmente gratuito organizzato in centinaia di club indipendenti sparsi in tutto il mondo. Ogni Dojo organizza le proprie attività senza scopo di lucro, rispettando le indicazioni della Charter internazionale stilata dalla Fondazione Internazionale CoderDojo. Le attività di formazione dei nostri club ruotano intorno al gioco, lo scambio reciproco ed il peer learning, secondo l’unica regola fondamentale di ogni dojo: Be Cool.

Vengono organizzate sessioni di informatica di base e di coding per i più piccoli nelle scuole, nelle biblioteche, in spazi di coworking e ovunque si possa disporre di uno spazio e di prese elettriche… CoderDojo dimostrativi sono stati allestiti anche alla Camera dei Deputati e al Parlamento Europeo.

La particolarità di questa iniziativa legata al coding la spiega bene Riccardo Luna su un articolo comparso su “La Repubblica” qualche giorno fa:

questa cosa è totalmente fuori dai programmi scolastici, fuori dai contratti, fuori dagli orari di lavoro. I docenti sono tutti volontari che si mettono in gioco senza nessun altro compenso se non il piacere di farlo. E anche i bambini sono volontari, anzi sono contenti di tornare a scuola divertendosi.

HTML, Javascript o CSS sono tra i linguaggi più usati per far scrivere i primi piccoli programmi ma viene insegnata anche la programmazione hardware utilizzando la scheda “open” Arduino. Molto utilizzato anche Scratch, un semplice e divertente linguaggio di programmazione creato dal Lifelong Kindergarten group dei MIT Media Lab che permette di creare videogame e storie interattive.

Per diventare “mentor” occorre partecipare a un CoderDojo facendosi affiancare da un membro “attivo” per capire lo spirito e i meccanismi che animano questi eventi.

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Per quanto mi riguarda, cercherò anch’io di darmi da fare per poter organizzare in qualche scuola della mia città un CoderDojo: vi terrò aggiornati!