Come vivere in Erasmus, Zingari dello studio [INTERVISTA]

Come vivere in Erasmus, Zingari dello studio [INTERVISTA]
Foto di Nuccio Zicari

Come vivere in Erasmus? Cosa succede quando arrivi in Spagna, senza sapere dove andare e senza avere un posto in cui dormire?

Enzo Lauretta, al suo libro di esordio, o meglio al suo ebook di esordio con Nativi Digitali, ci racconta tutto quello che si nasconde dietro le pagine del suo romanzo: la sua esperienza come studente erasmus, la scelta della destinazione e gli amici, ma soprattutto ci spiega perché [inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=”null”]scegliere il programma Erasmus durante il proprio corso di studi non significa solo vivere un’esperienza che ti cambia la vita[/inlinetweet].

Come vivere in Erasmus, insomma, ce lo facciamo spiegare direttamente dalle sue parole, mentre scarichiamo Gli Zingari dello studio.

 

“Le chiavi sono l’unica cosa che conta. Si può anche uscire senza preservativo, senza telefono, persino senza soldi. Ma mai senza chiavi”.

 

Enzo Lauretta, per ora di te sappiamo che hai scritto un libro sugli erasmus in Spagna, ci racconti qualcosa di più?

Ho una Laurea in Lingue, un Erasmus, un Leonardo, un Master in Comunicazione Pubblicitaria e ho scritto un libro, come dico quando mi presento ai colloqui di lavoro.

Sono sempre stato dell’idea che l’università non sia solo lezioni ed esami per questo nei miei dieci anni trascorsi all’Università sono stato in giro per il mondo approfittando anche di tutto quello che di altro mi poteva offrire, tra cui appunto l’Erasmus e il Leonardo, da cui sono nati poi il libro che raccoglie però anche vicende successive alle mie due esperienze.

Come vivere in Erasmus, Zingari dello studio (2)

Forse un po’ scontato chiederlo, ma quanto c’è di autobiografico in questo libro?

Il mio come un po’ tutti i romanzi d’esordio, che sono spesso di carattere autobiografico, potrebbe essere considerato un romanzo a chiave: il personaggio principale così come del resto poi molti dei personaggi del libro sono in parte ricalcati su persone reali, ma come dico in apertura “nessun personaggio del libro è il ritratto di un personaggio realmente esistito” perché in fondo essi risultano dalle combinazioni di caratteri che fanno capo anche a persone diverse.

Notti brave, alcol e marijuana, l’Erasmus in Spagna è davvero solo questo?

Un soggiorno di studi all’estero come l’Erasmus, che sia in Spagna o in Olanda e in Germania, come sempre si dice cambia la vita e apre la mente. [inlinetweet prefix=”null” tweeter=”null” suffix=”null”]Secondo i dati forniti dall’Unione Europea l’Erasmus migliora o dovrebbe aiutare a migliore le proprie prospettive lavorative[/inlinetweet], e di casi ce ne sono tanti, ma significa soprattutto e prima di ogni altra cosa convivere e condividere, vivere con altri e imparare da altri, portare a casa nuove idee una volta ritornati.

Come vivere in Erasmus, Zingari dello studio

Nell’immaginario degli italiani Spagna equivale a Madrid, Barcellona o Baleari. Ma che ci racconti di tutti quegli studenti che scelgono mete meno conosciute, magari nel più piccolo dei centri universitari ispanici? Come vivere in Erasmus in questo caso?

Io ho fatto il mio Erasmus a León che è sicuramente meno conosciuta di molte altre mete, tengo a precisare però che il libro è sì ambientato in Spagna, ma una volta lasciata Madrid il personaggio principale si ritrova poi in una località indefinita il cui nome non figura neanche e che potrebbe essere qualsiasi città di qualsiasi di paese, proprio con l’intenzione che chiunque legga possa riconoscersi nelle vicende dei personaggi indipendentemente dal paese e dalla città in cui ha vissuto. Quello che conta non è il posto ma il contesto che fa da sfondo alle vicende dei personaggi nel libro e più in generale questa “condizione” nella quale ci siamo ritrovati per un periodo circoscritto della nostra vita.

Erasmus, l’esperienza più bella della vita. Bene, ma dopo cosa succede?

Assolutamente. A tutti quelli con cui mi capita di parlare, che ci siano stati o meno, o che ci debbano andare, dico sempre: “È la cosa migliore che ti potrà mai capitare”. Dopo succede che [inlinetweet prefix=”null” tweeter=”null” suffix=”null”]molti una volta ritornati ripartono con il programma successivo[/inlinetweet] che l’università gli può offrire. Altri ancora, finito il proprio corso di studi si trasferiscono nella stessa città in cui sono stati per una specialistica, altri ancora non tornano nemmeno.

Zingari dello studio, futuri precari o nomadi professionali?

Nomadi professionali. C’è un passo del libro in cui il personaggio principale si “confessa” con il suo compagno di avventure, di cui mi servo perché egli possa esprimere il suo pensiero, nel quale per l’appunto sostiene che [inlinetweet prefix=”null” tweeter=”null” suffix=”null”]questo loro girovagare non avrà fine una volta terminata la loro esperienza[/inlinetweet], ma che anzi, vista la situazione difficile in cui si ritrovano a vivere per via della crisi, è una cosa che si porteranno dietro forse anche per sempre finendo poi a lavorare fuori dal proprio Paese.

Come vivere in Erasmus, Zingari dello studio [INTERVISTA]

Sei più tornato in Spagna dopo l’Erasmus? Come ti ci sei sentito nei panni di chi non vive più lì?

Sono tornato l’anno dopo l’Erasmus, così come sono sempre ritornato ogni anno a Valencia dopo il Leonardo e devo ammettere che se da un lato ogni volta è bello, dall’altro non lo è altrettanto ritornare e non ritrovare quelle persone insieme alle quali si è vissuta quest’esperienza.

Gli amici da tutto il mondo, le serate con appuntamento a Sol e l’alba tornando a casa sfasciandosi dalle risate. Ma lo spagnolo, alla fine, l’hai imparato almeno un po’?

Se c’è una cosa che ho capito da questa esperienza, una delle tante a dire il vero, è che le lingue non s’imparano sui libri, dietro i banchi di scuola; l’ho studiato per gli esami di lingua quando poi sono ritornato, ma effettivamente l’ho imparato lì e l’ho imparato parlandolo.

Come vivere in Erasmus

Con quanti dei personaggi del tuo libro sei rimasto in contatto una volta tornato in Italia?

Alcuni li ho rivisti, ma molti no, anche se mi piacerebbe incontrarli di nuovo un giorno e questo è secondo me un altro degli aspetti di questa esperienza da tenere in considerazione, quello cioè legato ai rapporti con le persone, perché capita poi, una volta tornati, di mantenersi in contatto, ma anche di non rivedere persone come per esempio i propri coinquilini e poi di rivedersi quasi per caso, anche più di una volta com’è capitato a me, con gente che invece nemmeno si frequentava lì in Erasmus.

Pubblicare un libro e scegliere la filosofia di Nativi Digitali, perché un ebook e non un “libro, libro”?

Sebbene mi sarebbe piaciuto qualcosa di più tradizionale, un libro stampato e quindi distribuito in libreria, per un progetto del genere ho pensato che la soluzione migliore, visto il target di riferimento e il suo potenziale di diffusione, potesse essere quella dell’ebook e quindi un progetto giovane, fatto da giovani, che mi permettesse di auto-promuovermi sui social, rivolgendomi direttamente a quanti più zingari dello studio possibile.