I D’Alì su Musicraiser: un furgone per la campagna di fundraising

Mirko Di Bello racconta la campagna dei D’Alì su Musicraiser

Molto prima di Musicraiser, il nome D’Alì nasce da una idea: desideravamo un nome che esprimesse libertà e nello stesso tempo identificasse concetti importanti legati al viaggio e alla voglia di volare. Da il gioco di parole con “di” e “ali”, a significare libertà di espressione e artistica.

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Vogliamo farci strada nel contesto della musica indipendente, dove per indipendente si intende musica diversa da quella prodotta e distribuita dalle grandi case discografiche che, molto spesso, segue delle specifiche linee guida.

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L’indipendenza si realizza proprio attraverso la libertà di poter creare senza essere vincolati ad alcuna regola di mercato o di tendenza.

Produrre questo tipo di musica ovviamente comporta diversi rischi, primo fra tutti quello di non avere la certezza di interessare una fascia ampia di mercato, ma non è importante. Ciò che conta è, sempre, la libertà di espressione.

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Storia della musica dei D’Alì, dalla passione a Musicraiser

Con la maggior parte dei componenti del gruppo ho condiviso diversi progetti musicali in passato.

Da queste tante esperienze abbiamo formato i D’Alì nel 2014, un gruppo creato su spinta del sottoscritto e di Gianfranco Marturano (batteria); poi assieme a Gisella Polito (chitarra e voce) e Nicola Di Donna (tastiere) abbiamo costituito il gruppo, completato con l’ingresso di William Larocca (basso) e Alberto Motola (chitarra).

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In particolare con Jeff, Willy e Nico posso dire di essere davvero cresciuto umanamente e artisticamente. Condividiamo, infatti, un percorso artistico da moltissimi anni; con Gisella e Alberto, invece, la collaborazione è più giovane ma la sintonia è perfetta.
Non siamo ispirati artisticamente da un gruppo o da un artista in particolare, i nostri gusti sono eterogenei e cercheremo sempre di imprimere nei nostri lavori diverse influenze musicali, anche se è innegabile la nostra passione per la musica italiana del decennio ’80.

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Attualmente siamo impegnati nel lavoro di produzione del nuovo album e contemporaneamente abbiamo sposato l’iniziativa della campagna crowdfunding di Musicraiser per poter raggiungere l’obiettivo che ci possa consentire di acquistare il mezzo di trasporto con il quale poter dare il via a un tour attraverso il quale presentare il nostro progetto in giro per l’Italia.

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Crowdfunding e Musicraiser, perché finanziare i D’Alì invece di un progetto hi-tech

La musica è da sempre un veicolo di emozioni e di sogni per le persone.

Probabilmente non esiste un vero e proprio motivo per il quale dover finanziare un progetto musicale al posto di uno in favore dell’ecosostenibilità, ad esempio.

Ritengo che il potere della musica sia proprio quello di tenere unite le persone attraverso la forma più pura della condivisione, ecco perché finanziare la nostra musica, per permetterci di poter portare il nostro progetto in giro per l’Italia ed arrivare a quanta più gente possibile.

La stessa gente che si emozionerà, speriamo, che condividerà e si sentirà unita e connessa ad altre persone proprio grazie al miracolo della musica.

La campagna Musicraiser è nata per caso, si è presentata l’occasione e l’abbiamo colta al volo, anche perché un mezzo di trasporto è una componente importantissima per un gruppo musicale. La nostra band è abbastanza numerosa e ha difficoltà a raggiungere le tappe dei tour con affidandosi a mezzi propri. Se a questo si aggiungono gli strumenti e gli addetti ai lavoro esterni, un mezzo adatto è davvero indispensabile per raggiungere ogni angolo di Italia e proporre un prodotto all’altezza delle aspettative esigenti dei nostri fan.

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Per noi è importante che la campagna di Musicraiser vada a buon fine non soltanto per il fatto meramente economico, ma soprattutto in virtù di quell’ideale che vede la musica indipendente partire dal basso; quindi è attraverso la gente e attraverso il suo contributo che un progetto musicale indipendente può crescere e realizzarsi.

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La musica è un lavoro, nelle sue tante forme, dunque è possibile vivere di musica.

La problematica legata al lavoro/musica nasce, in primo luogo, dalle difficoltà in cui riversa attualmente l’intero mercato musicale, anche se fortunatamente sono tangibili dei segnali di ripresa.

In secondo luogo, l’errata concezione di intendere la musica come una specie di hobby, calpestando, così, i tanti sacrifici che un musicista quotidianamente affronta per potersi realizzare, non aiuta la creazione di un mercato florido e solido su cui costruire basi musicali importanti. Anche ai musicisti, oggi è richiesto di mostrare adeguatamente i propri sforzi e raggiungere una professionalità artistica che non riguarda esclusivamente l’esecuzione.

La Musica è sì, un sogno, è sì, divertimento, ma è anche sacrificio e questo non va assolutamente dimenticato!