Il caso dell’orsa Daniza e il difficile rapporto tra uomo e natura

Orsa Daniza
Orsa Daniza

 

Il 15 agosto 2014 La Repubblica riportava la notizia riguardante l’attacco ai danni di un ricercatore di funghi da parte dell’orsa Daniza.
Ci sono state varie versioni discordanti circa l’accaduto, ma la più diffusa è stata quella che ha visto il ricercatore di funghi incrociare per caso l’orsa durante una giornata di pioggia battente. L’uomo si è nascosto dietro un albero e l’orsa, non sapendo esattamente cosa aspettarsi, si è innervosita e lo ha attaccato. L’orsa era in compagnia dei propri cuccioli e, soprattutto, l’attacco non è stato mortale, quindi l’animale voleva soltanto spaventare e allontanare l’intruso, con l’unico intento di difendere i suoi cuccioli da eventuali pericoli.

Dopo la diffusione della notizia, naturalmente, è esploso il putiferio. L’opinione pubblica e il mondo politico si sono divisi tra chi voleva abbattere l’animale, chi voleva solamente sedarla e spostarla in un luogo sicuro in cui non avrebbe potuto nuocere a nessun essere umano e chi voleva semplicemente che l’orsa venisse lasciata in pace (lo schieramento più numeroso, in effetti).

La decisione finale è stata quella di sedare l’orsa ma, dopo vari tentativi di cattura andati a vuoto, il sedativo usato le è stato fatale.

Introduzione dell’orso nelle Alpi

Esemplari di orso del Trentino - http://www.agraria.org/faunaselvatica/orso.htm
Esemplari di orso del Trentino

 

La presenza dell’orso in Trentino è dovuta ad un programma di reintroduzione (il progetto europeo Life Ursus) dell’animale, l’Ursus Arctos, agli inizi degli anni 2000. Il progetto prevedeva il trasferimento di alcuni esemplari dell’orso bruno dalla Slovenia al gruppo montuoso del Brenta. Questa iniziativa si è resa necessaria in quanto vi era l’elevata possibilità di estinzione di questo animale su tutto l’arco alpino; fatto ritenuto gravissimo in quanto l’orso è un animale considerato “specie ad ombrello”, ovvero necessaria per la sopravvivenza di numerose altre specie utili alla catena alimentare.

Le critiche alla reintroduzione dell’orso

Esemplare di Orso nel Parco di Yellowstone - http://www.giornalettismo.com/archives/237226/gli-orsi-impazziti-di-yellowstone/
Esemplare di Orso nel Parco di Yellowstone

 

Il 23 settembre 2014 un contadino delle alpi svizzere, portando al pascolo la sua mandria, è entrato in contatto con un orso. L’animale ha attaccato il contadino che, molto saggiamente, è arretrato lentamente senza mai dargli le spalle. Purtroppo, è inciampato e l’orso lo ha attaccato colpendolo con una zampa al volto. Il contadino si è correttamente finto morto, stendendosi a pancia in giù. Questa mossa gli ha salvato la vita.
Dopo questo attacco, sono piovute critiche contro la reintroduzione dell’orso, da parte dell’esperto austro-canadese Fritz Mayr-Melnhof, che cura da decenni con la sua squadra una vasta area selvaggia nel Territorio dello Yukon (Canada).
Mayr-Melnhof consiglia di non liberare e insediare questi animali lungo l’arco alpino. Infatti, le Alpi sono ormai densamente popolate e, nonostante la presenza di grandi aree naturali protette, la catena montuosa italiana è troppo piccola. Questo comporta che esseri umani e orsi sarebbero inevitabilmente in conflitto, creando una situazione di pericolo per la vita di entrambe le specie.
L’orso, col tempo, ha cominciato a non temere più l’uomo e viene attratto da altre fonti di cibo. Tutto ciò si traduce nell’abbattimento del gigante.

Attacchi di orsi nel mondo

Esemplare di Orso Polare - http://best5.it/post/orsi-bianchi-5-fatti-curiosi/
Esemplare di Orso Polare 

 

La specie di orso presenti in Italia, ovvero l’orso marsicano in Abruzzo e l’orso bruno nelle Alpi, sono per fortuna specie poco aggressive rispetto a quelle presenti in paesi come Canada e Alaska.
Prendiamo come esempio due attacchi d’orsi accaduti in Canada e USA, con esiti totalmente diversi.
Il primo è accaduto in Canada, precisamente nel nordest di Manitoba. Un turista, sulla spiaggia, ha la brillante idea di fotografare un orso polare portandosi a tre metri di distanza dall’animale. Nell’ordine ci sono: il turista, tre metri di spiaggia, l’orso polare, altri due metri di spiaggia e poi infine il mare artico.
L’orso mostra subito segni di nervosismo e il turista non trova niente di meglio da fare che voltarsi, urlare e scappare. Ovviamente, l’orso si butta alla caccia dell’uomo. Per un caso di pura fortuna, un ranger che si trova lì in quel momento salva la vita al turista, sparando in testa all’orso.
Il secondo caso è avvenuto nel parco di Yellowstone. Una coppia di escursionisti, marito e moglie, decidono di uscire fuori dal sentiero principale nonostante la conclamata presenza di orsi e soprattutto nonostante l’avvistamento di un esemplare con prole al seguito. E infatti, dopo una decina di minuti di cammino, si imbattono in quell’esemplare con i cuccioli accanto. Questa è una delle situazioni più pericolose in assoluto in quanto mamma orsa, quando ha i cuccioli a seguito, diventa molto protettiva. L’uomo tira fuori il cellulare, si volta e comincia ad urlare. L’orsa lo insegue, lo atterra e lo uccide. La moglie, invece, riporta ferite insignificanti. Le autorità del Parco, dopo una lunga giornata di discussione, decideranno di non abbattere l’orso in quanto l’attacco è imputabile all’istinto dell’orsa nei confronti dei propri cuccioli.

Lo strano caso di Churchill (Canada)

Turismo a Churchill (Canada) - http://www.giverviaggi.com/_old/viaggi/canada/estate/0702.php
Turismo a Churchill (Canada)

 

In tutti i paesi che ospitano l’orso, vige la regola secondo la quale “orso che attacca, orso morto”. Ma non sempre è così.
Nella cittadina di Churchil, piccolo centro di 800 abitanti nella regione di Manitoba del Nord Canada, convivono da sempre con la specie forse più pericolosa: l’orso Polare.
Questa cittadina, durante il periodo invernale, è attraversata da un migliaio di orsi polari che cercano di raggiungere la baia di Hudson.
Ed è proprio in questo periodo che è facile incontrare questi splendidi ma letali animali. Quando l’orso polare attraversa la città, lo fa di soppiatto, silenzioso e veloce lungo le mura cittadine, e quindi è facile trovarselo davanti. Tutta la cittadinanza è addestrata al meglio su come gestire l’incontro (probabile) con un orso. Infatti, è dagli anni ’80 che non si registrano attacchi mortali ai danni dell’uomo.
Questa città ha basato il proprio turismo proprio sugli incontri con gli orsi. I turisti vengono caricati su speciali fuoristrada e portati alla “caccia” di questi splendidi animali. Tutti i fuoristrada sono segnati dai graffi ed è, ovviamente, proibito scendere.
Sono state adottate misure speciali per evitare gli incontri ravvicinati e contemporaneamente dissuadere gli animali dall’avvicinarsi al paese.
Infatti, gli orsi vengono “arrestati” e messi in prigione. Coloro che dimostrano una buona condotta vengono liberati, e quelli che invece dimostrano un carattere troppo aggressivo vengono trattenuti dietro le sbarre di un hangar.

Equilibrio naturale

Segnale di allerta presenza orsi polari - http://www.panoramio.com/photo/596050
Segnale di allerta presenza orsi polari

 

Ho sempre considerato l’uomo come una delle miliardi di specie animali presenti sul nostro pianeta. Tutte le specie animali vivono e convivono in un sistema dal delicato equilibrio, dove la morte o la vita di un singolo esemplare contribuisce in modo eccezionale alla vita su questa terra.
L’uomo non può considerarsi al di fuori di queste regole. Se decido di avventurarmi in un bosco o su un sentiero dove è conclamata la presenza di animali pericolosi (orsi, lupi, lince, giaguari, tigri, leoni, etc.) sto indirettamente accettando il rischio di poter incontrare uno di questi animali e quindi di mettere in pericolo la mia vita.
Sono fortamente contrario all’abbattimento degli animali in caso di attacco, in quanto, nella stragrande parte delle volte, avvengono a causa dell’uomo.
Dovremmo cominciare, invece, a rispettare la natura che ci circonda e a rispettare le specie animali che abitano i territori selvaggi, cercando di non interferire con le loro vite e sapendo accettare il rischio di trovarsi, prima o poi, faccia a faccia con questi splendidi giganti.