Il cibo del Salento in una stanza: le tradizioni salentine a Roma

Il sogno di portare un assaggio del cibo del Salento a Roma è nato qualche anno fa, da una coraggiosa idea di Corrado Amato, titolare di questa piccola realtà.

Corrado viene da una famiglia di ristoratori, Patrizia e Antonio della Masseria Gattamora a Uggiano la Chiesa: buon cibo e vini di qualità li masticano e li degustano ormai da 30 anni!

Chiunque abbia lasciato le assolate terre del Sud avverte tanta nostalgia di casa.

Il nostro intento non è far sentire a casa i tanti salentini che incrociano le strade di Roma,  ma diffondere la cultura del mondo salentino, a partire dai sapori, in una delle città più visitate al mondo.

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Roberto Cazzato, evangelist del cibo del Salento nel mondo e Chef de “Il Salento in una stanza” a Roma.

Palato per palato, passando di bocca in bocca: un multietnico passaparola, speziato, di sapori e speciali ambientazioni, di sperimentazione e tradizione.

Per questo l’ambiente rimane a misura d’uomo: tutto il Salento è qui, in una stanza.

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Le tradizioni salentine a Roma: il cibo del Salento

Com’è possibile? Pensa che anche il nome del locale è saltato fuori dalla fantasia di un bambino e, tra qualche risata, è diventato il nome ufficiale.

Già, chi poteva pensare a portarsi via un po’ di Salento e metterlo al sicuro nella sua cameretta?

Il segreto e l’obiettivo è tutto qui: rimanere in Salento, con la testa e col cuore.

Cucinare il cibo del Salento, i piatti tipici del Salento con le tradizioni del Salento, i dolci tipici salentini; servire le nostre piccole opere d’arte di filetti e uvetta in piatti di terracotta salentini di millenaria tradizione manufatturiera.

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Sorridiamo, perché il nostro lavoro ci rende felici. Sorridiamo e cuciniamo, ci stanchiamo.

Studiamo, proviamo, sbagliamo e rimescoliamo, consapevoli che una nuova cultura alimentare in grado di rispettare il corpo è una visione che rispetta l’ambiente, riduce al minimo gli sprechi, valorizza le eccellenze dei prodotti stagionali.

Posso dire che amiamo tanto i nostri prodotti da coccolarli!

Convivialità: lavorare assieme significa vivere insieme, non solo cucinare i dolci salentini

Passiamo in cucina davvero molto tempo e il team è fondamentale per raggiungere risultati adeguati alle nostre ambiziose motivazioni: portare il cibo del Salento sulle bocche dei viaggiatori di tutto il mondo.

Il compito non è facile ma posso contare su una validissima squadra: se voglio motivare il mio cuoco Andrea, gli do la possibilità di mettersi in gioco, inserendo nel menu le sue creazioni più riuscite.

salento in una stanza

Cucinare per gli altri è una grossa responsabilità

Non storcere il naso, non scherzo. Prova ad osservare lo sguardo di chi assapora con gusto e mi darai ragione.

Il gusto del tuo lavoro può rendere un primo appuntamento perfetto e trasformare l’esperienza in un ricordo da cornice, di quelle vere, da tenere sulla scrivania.

Le regole sono poche ma sono essenziali. Penso di aver capito una cosa fondamentale: rimboccarmi le maniche per primo, dare l’esempio di impegno e dedizione, puntualità e precisione, motiva e consolida tutto il gruppo.

Il tempo in cucina è sempre poco, pochissimo, ma i tempi morti ci sono in ogni attività. Qualche anno fa, saremmo andati al bar all’angolo a fare quattro chiacchiere col droghiere e il macellaio.

Oggi le cose sono cambiate: siamo tutti un po’ sovraesposti e abbiamo confidenza con gli strumenti di trasmissione video in diretta. Che poi basta farlo con una funzione di Facebook.

Ho apprezzato con grande stupore e un po’ di divertimento quanta curiosità ci fosse in chi guardava i video. Non era una cosa pubblicitaria, io faccio il mio lavoro, amo quello e non ci penso affatto a cambiare, però i video piacevano, molti ci hanno conosciuti così, sulle bacheche virtuali dei nostri clienti.

Ci ho anche pensato un po’ e poi ho capito: noi siamo così, siamo veri.

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Per questo le nostre dirette, non da perfetto studio tv, reali e non reality piacevano: erano semplici momenti di servizio o preparazione di cibo del Salento ma era come essere in cucina con noi.

Perché il ragù di mamma è tanto saporito? Perché giravi intorno alla sua gonna mentre cucinava, da bambino!

Ciciri e Tria con Pescatrice e Ceci in Crema al Rosmarino è un piatto che rispecchia appieno il mio modo di interpretare la cucina salentina a Roma: innovazione e tradizione.

E poi, molta ricerca e fantasia q.b.

Cucina Salentina e cibo del Salento, ricette e prodotti alimentari salentini

Il sapore deciso del broccolo dolce siciliano bilancia la delicatezza della pescatrice, soda e magra. Chiudi gli occhi e assaporali sulla morbida crema di ceci al rosmarino dai toni più caserecci. Una punta di cannella, per stupire il palato rispettando la tradizione.

I primi piatti salentini sono gustosissimi!

Il mio fantastico viaggio dal Salento verso Roma

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Sono arrivato a Roma nell’estate dello scorso anno e ho trovato un’accoglienza festosa e un habitat ideale: mi è piaciuto tutto e mi è piaciuto subito!

Ricordo di aver pensato: “Questa è la strada giusta, da qui in poi non si scherza“.

Se penso ai motivi che mi hanno spinto a partire, mi viene in mente un piatto: Orecchiette con carciofi, ricotta forte e guanciale di amatrice croccante.

Avevo in mente questo tipo di contaminazione fra culture gastronomiche diverse. Questo genere di piatti, che vive di assodati abbinamenti culinari e rinasce nell’incastro di sapori nuovi, è uno dei più apprezzati.

Unisce, forse, il bisogno che avvertiamo di sentirci protetti, a casa, con l’immensa curiosità per mondo iperconnesso in cui viviamo.

I piatti tipici pugliesi ci fanno sentire a casa.

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Serve anche del coraggio: se vuoi fare il lavoro dei tuoi sogni, probabilmente ti toccherà viaggiare.

Se riuscissimo a immaginare quanta strada abbiano fatto i semi di pomodoro, nello spazio e nel tempo, per giungere oggi sulle nostre tavole, smetteremmo di preoccuparci di viaggiare.

Visto il successo del pomodoro, probabilmente, ne saremmo anche stimolati.

Molti dei miei coetanei non hanno lavoro e so di non dire nulla di nuovo al riguardo.

Io sono stato più fortunato: non per il lavoro in sé quanto per essere riuscito a indirizzare il mio percorso professionale sui miei desideri e le mie aspirazioni.

Qualcuno dice che se ami il lavoro che fai non lavorerai un solo giorno nella tua vita.

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Beh, no, io non sono d’accordo. Lavorerai, lavorerai eccome. Lavorerai di più, lavorerai meglio, lavorerai troppo e i risultati non saranno sempre un bilancio positivo. Ma è amore, no?

Per questo ogni giorno di lavoro è il primo giorno di lavoro, sei sempre in prova. Ma per te stesso, mica per gli altri.

La cucina salentina delle nonne

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Amavo passare i pomeriggi a preparare la salsa con mia nonna, quanto mi prudevano le mani per l’acidità dei pomodori, rossi, rossi sulle mani.

Raccogliere olive era un gioco e noi bambini lo sapevamo bene, era una grande festa per tutti.

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E quando ti andava girarti, coprirti gli occhi dal sole forte, abbagliante, spostare quella fronda e staccare un frutto.

Assaporarlo con gli occhi chiusi, come quando le sensazioni sono così forti che bisogna ridurre al silenzio tutto il resto e concentrarsi.

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Lavarlo? Al massimo una strofinata sulla gonna della nonna. Sei lì, ma non lo sai che il tuo futuro cresce già dentro di te, tra il profumo della terra e il colore dei tramonti.

Vuoi provare a trovare la tua scintilla di Salento?

Ti propongo una ricetta facile che puoi riprodurre a casa, in semplicità: il Purè di fave e cicoria stufata.

Metti a cuocere per 40 minuti delle fave secche già decorticate, con una patata e delle foglie di alloro.
Quando saranno cotte risulteranno quasi in purea, un po’ grezza , si aggiustano di sale e si frullano eliminando prima le foglie di alloro, oppure puoi lasciarle così.

Pulisci e metti a bollire le cicorie con acqua, sale e una puntina di bicarbonato per intenerire le foglie e farle rimanere più verdi .

Ripassale in abbondante olio, aglio e peperoncino e dosa la giusta quantità di sale assaggiando.
Impiatta con le fave sul fondo, un piccolo nido di cicoria e dei dadini di pane fritti.Un filo d’olio e buon pranzo!

Se vorrai condividere con me il risultato o proporre variazioni e suggerimenti, scrivimi su Facebook, sarò felice di risponderti!

Hai assaporato le delizie del Salento, i sapori tipici della cucina salentina, racchiusi in un cucchiaio da minestra.

Hai piani per il dopo cena?

Nutrirsi è un bisogno, mangiare è una necessità. Gustare è un piacere.

Lente, le libidini del gusto lasciano spazio alla noia e al sonno, a fine pasto.

Se nutrirsi è un bisogno e gustare è un piacere, ravvivare i sensi è una missione che le uova crude sbattute con lo zucchero delle nonne ci hanno insegnato: cibo, meglio se con tanto zucchero, e sesso vanno decisamente d’accordo.

Non è un piatto afrodisiaco ma è talmente buono da far peccato mangiandolo. Anzi, farne almeno due.

Parlo dello Spaghettone alla Crema di Cime di Rapa Burrata e Battuto di Gambero Rosso di Gallipoli.

Non ti dirò la ricetta, mi premeva enfatizzare la golosità pura degli accostamenti. E questo è il peccato di gola.

Riguardo alla lussuria, beh, avrò tempo di dedicarmi all’argomento, parlandone o cucinando. O in altra maniera.

Ogni giorno, tutti i giorni, ho pensato al percorso che mi ha portato qui, a metà tra una orrenda fiaba dei fratelli Grimm e una bellissima avventura sull’Isola che non c’è.

Ci metto me stesso nella mia cucina, le mia esperienze, le delusioni, la gioia, le risate.

Cucino, cucino e cucino. Cucino pensando a una persona speciale che ho amato tanto e ora non c’è più.

Quanto sia “un pizzico di sale” me lo ha insegnato lei. Conosci un metro di valutazione più basico?

Forse tutta la vita è davvero un piatto speciale, e noi possiamo essere saporiti aromi, ingredienti unici.

Tante parole, tanti pensieri. Il salento è la mia casa, Tricase è la mia terra.

Quando parto Roma mi manca, eccome. Perché il Salento è anche qui, tutto in una stanza.