Il cielo d’Irlanda, un luogo leggendario che ti ruba il cuore [FOTOGALLERY]

 

Variando il tema che prediligo, quello della mobilità, dedico a Pinguino alcune immagini dell’isola di smeraldo, l’Irlanda.

Sono immagini in parte mie e in parte donate dagli amici Lorenzo e Umberto.

Rispecchiano per me l’Irlanda “vera”, che non è quella della pioggia e della nebbia, né quella della birra o del boom e della successiva crisi.

L’Irlanda rurale vera, dove ancora chi è sensibile può sentire sulla pelle il soffio delle leggende, delle fate, della storia.

La storia

Sono immagini che raccontano di un paese in parte sfortunato, che ha contribuito con i suoi monasteri a salvare la cultura classica, unito (forse) solo per un breve periodo, invaso dai vichinghi prima e dagli inglesi poi, dopo anni di libertà in un ambiente duro e ostile che ha tenuto lontano Roma.

E l’invasione vichinga ha forgiato un’Irlanda nuova e diversa, mentre l’invasione inglese ha sottomesso un popolo fiero, che nell’Ottocento ha visto morire di fame un terzo della popolazione, mentre un altro terzo emigrava, contribuendo a creare anche l’America.

Un paese che nel Novecento ha visto le battaglie per strada e il parlamento bombardato e che solo ora sta uscendo dalla follia di ua divisione e di una guerra civile, che alle soglie del 2000 era ancora una ferita aperta.

L’Irlanda dei miti e delle leggende

Ma è il Paese che non rinnega la sua lingua, il gaelico, e la sua cultura. Un Paese dove sono nati forse i più grandi scrittori inglesi (o meglio in inglese) ma anche legato ad un corpus di leggende e miti unico nella sua specificità.

Qui la civiltà sepolta dei primi uomini Tuata De Danann spiega i tumuli e i circoli di pietre, dove esistono armi portentose (non ricorda Conan il barbaro?) per passare al ciclo degli eroi dell’Ulster come  Cuchullain (un eroe alla Achille o alla Ercole, ma vicino agli dei con la consapevolezza di non esserlo), al ciclo dei guerrieri del Fianna del Munster e Leister, fino al ciclo “storico” di Brian Boru, che da uomo mortale rende per un po’ l’Irlanda un paese unito.

La somma di queste tradizioni, unita alla personificazione in dei di fonti, laghi, montagne, di creature buone, cattive e né buone né cattive, indifferenti agli uomini apre la via al ciclo arturiano con l’aggiunta di Merlino che in origine era un bardo (un cantore) per poi diventare un druido e un mago.

Ovvio che su questo substrato nascano leggende di fate, elfi e altre strane creature che fino a poco fa sopravvivevano con un sorriso nelle campagne, ma guai a distruggere un tumulo o tagliare un pruno: i cattolicissimi e disincantati irlandesi ancora oggi se possono non lo fanno.

E l’Irlanda, nonostante tutto, è il popolo del Nord meno triste (ne avrebbe motivo), orgoglioso di essere irlandese tanto che nella Seconda Guerra mondiale, così come con l’Invincible Armada spagnola o Napoleone erano forse pronti ad allearsi con i nemici degli inglesi. Un’Irlanda frutto forse della cultura celtica che è sopravvissuta.