Rischio vulcanico in l’Italia, è il Vesuvio il vulcano più pericoloso

Indonesia, Islanda, Messico e Cile. Nazioni che hanno un’alta presenza di vulcani e dove la popolazione è costretta a convivere col pericolo costante di eruzioni, con un alto rischio vulcanico.

Al contrario di quanto si è portati a pensare, l’Italia è anch’essa una nazione con un alta presenza di vulcani, considerando quelli attivi, inattivi e in stato di quiescenza.

Cerchiamo di fare una panoramica del rischio vulcanico che interessa la nostra nazione, cosa è possibile fare per difendersi in casi di eruzioni e quali sono le zone più a rischio.

Cosa è un vulcano e qual è il rischio vulcanico

Struttura di un vulcano - Immagine da http://bmscience.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2012/01/Spaccato_vulcano_ita.png
Struttura di un vulcano – Immagine da bmscience

Il vulcano si genera all’interno della crosta terrestre, a causa della risalita di massa rocciosa fusa, ovvero il magma, che si forma al di sotto o all’interno della crosta terrestre.
Formato da una struttura non visibile, è composta da camera magmatica e condotti magmatici, e da una struttura visibile che è formata dal rilievo vulcanico.
Solitamente si identifica come vulcano la parte esterna e visibile, ossia il rilievo, che ha solitamente forma conica. In realtà, può essere identificato come vulcano qualsiasi discontinuità nella crosta terreste attraverso la quale si fanno strada prodotti dell’attività magmatica endogena, come polveri, gas, vapori e materiali fusi solidi.

Entrando nel dettaglio, un vulcano è composto da:

  • camera magmatica, che contiene il magma che lo alimenta
  • camino, che è il condotto attraverso il quale il magma transita fino alla superficie
  • cratere, che è lo sbocco del condotto principale
  • condotti secondari, che sgorgano dai fianchi del vulcano
  • fessure laterali, che sono provocate dalla pressione del magma

Come nascono i vulcani?

Nascita di un vulcano in Giappione - Immagine da http://www.diregiovani.it/codimmagine/32829/nascita%20nuova%20isola%20giappone.jpg
Nascita di un vulcano in Giappone – Immagine da diregiovani

Sotto i nostri piedi, nell’astenosfera e nella crosta terreste, a causa dei processi tettonici si creano grosse masse magmatiche. Tutto ciò è dovuto alle forze tettoniche, agli attriti e ai livelli di pressione e temperatura.

Questi stessi fattori sono anche la causa della risalita e fuoruscita del magma sulla superficie terrestre, dando luogo alle eruzioni e ai vulcani stessi.
Ed è proprio per questo motivo che i vulcani sono localizzati, nella maggior parte dei casi, lungo i margini tra le placche tettoniche.

I vulcani in Italia e il rischio vulcanico

Eruzione dello Stromboli - Immagine da http://cdn7.festaditeatroecologico.com/wp-content/uploads/2014/05/vulcano-stromboli.jpg
Vulcani italiani – Eruzione dello Stromboli – Immagine da festaditeatroecologico

 

In Europa l’unico stato continentale ad avere vulcani attivi nel territorio è proprio l’Italia.
Infatti, l’Italia è un paese geologicamente giovane, che si trova lungo il margine tettonico tra la Placca Africana e quella Eurasiatica, il che comporta anche un’elevata sismicità.

I vulcani attivi, quelli che hanno manifestato attività negli ultimi diecimila anni, sono almeno nove.

I più famosi sono il Vesuvio, lo Stromboli e l’Etna.

Altri attivi, meno famosi, sono Vulcano e Lipari nelle Isole Eolie. L’isola di Ischia è anch’essa un vulcano la cui ultima eruzione risale al 1302. I Campi Flegrei, a nord di Napoli, sono anch’essi dei vulcani attivi, la cui ultima eruzione risale al 1538.

Nel canale di Sicilia ci sono i vulcani Pantelleria e Fedinandea, le cui ultime eruzioni risalgono rispettivamente al 1891 e 1831.

I Colli Albani, a sud di Roma, non hanno attività vulcanica da almeno 20.000 anni ma, nonostante ciò, sono considerati in stato di dormienza in quanto hanno avuto periodi di riposo superiori ai 20.000 anni e quindi non si sa se riprenderanno l’attività eruttiva.

Molte altre sono le strutture vulcaniche, concentrate nell’area tirrenica centro-meridionale, inattive ma con manifestazioni di vulcanismo tardivo.

Possiamo citare il Monte Amiata, Radicofani, il Monte Vulture, il distretto vulcanico dei Vulsini, del Vulcano di Vico.

Abbiamo inoltre i laghi di Bolsena, di Vico di Bracciano che rappresentano la testimonianza di antiche strutture vulcaniche.

Numerosi sono, inoltre, i vulcani sottomarini presenti nel Tirreno, localizzati al largo della Calabria e della Sicilia, tra cui il Marsili, il Vavilov e il Magnaghi.

Quando si parla di rischio vulcanico

Eruzione del Vesuvio - Immagine da http://cdn7.festaditeatroecologico.com/wp-content/uploads/2014/05/vulcano-stromboli.jpg
Rischio vulcanico in Italia – Eruzione del Vesuvio del 1944 – Immagine da tuttopomigliano

 

Si parla di rischio vulcanico in relazione alla probabilità di un evento eruttivo di un vulcano in relazione ai danni che esso può provocare.
Nel caso di eruzioni di tipo effusivo, si ha una velocità di flusso delle colate laviche limitata, e per questo motivo sono le meno pericolose per la vita delle persone.

Infatti, si ha il tempo necessario per evacuare la zona, anche se le strutture industriali e agricole hanno alta probabilità di subire danni. Rientra in questo tipo di vulcano l’Etna.

Nel caso di eruzioni di tipo esplosivo si hanno emissioni di grandi quantità di piroclasti, cioè materiali solidi eiettati dal vulcano, e di gas. In questo caso la situazione è ben più grave, il costo in vite umane è maggiore. Rientra in questo tipo di vulcano il Vesuvio, che è considerato molto pericoloso e costantemente monitorato dall’Osservatorio Vesuviano.

Il Vesuvio

Il Vesuvio visto da Pompei - immagine da http://oubliettemagazine.com/wp-content/uploads/vesuvio-ville-vesuviane.jpg
Rischio Vulcanico – Il Vesuvio visto da Pompei – immagine da oubliettemagazine

 

Situato nella zona di Napoli, la sua ultima eruzione risale al 1944. Attualmente si trova in uno stato di quiescenza, caratterizzato da bassa sismicità, assenza di deformazioni significative del suolo e del campo gravimetrico e con valori di temperatura e composizione dei gas fumarolici costanti.

Nell’aria intorno al Vesuvio vivono più di 550.000 persone, motivo per il quale è considerato tra i vulcani più pericolosi al mondo.

Essendo in uno stato di quiescenza, potrebbe riprendere l’attività eruttiva in futuro.

Nel corso della sua storia, il Vesuvio ha vissuto periodi di attività eruttiva alternati a periodi di riposo in quanto il condotto si ostruisce.

In quest’ultima situazione, il magma si accumula nella camera magmatica posta in profondità e quando il Vesuvio erutta, riprendendo l’attività vulcanica, lo fa in modo energico, alla quale seguono attività a condotto aperto con frequenti eruzioni effusive o esplosive di bassa energia.

L’ultima eruzione del 1944 ha segnato, secondo gli esperti, la fine di un periodo di attività a condotto aperto e l’inizio di un periodo di quiescenza a condotto ostruito.

Quando riprenderà l’attività eruttiva, si prevede un’eruzione di tipo sub-pliniano, simile a quelle del 1631 e 472, con la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta diversi chilometri, caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell’immediato intorno a cratere e particelle di dimensioni minori, ovvero ceneri e lapilli anche a diverse decine di chilometri di distanza, e la formazione di flussi piroclastici.

Attualmente esiste un piano nazionale d’emergenza che definisce tre diverse tipi di aree a diversa pericolosità: zona rossa, gialla e blu.

Considerando che il Vesuvio, prima dell’eventuale eruzione, emetterebbe una serie di fenomeni precursori, si avrebbe la possibilità di attivare l’evacuazione della zona rossa in cui rientrano 18 comuni.

Vulcani in Italia: l’Etna

Etna in eruzione - Immagine da http://www.inmeteo.net/blog/wp-content/uploads/2015/01/etna-monitoraggio.jpg
Etna in eruzione – Immagine da inmeteo

 

Formatosi nel Quaternario, è un complesso vulcanico siciliano ed è il più alto dei vulcani della placca euroasiatica.

Si ipotizza che al suo posto vi fosse un ampio golfo, proprio nel punto di contatto tra la zolla euroasiatica e la zolla africana. Questo attrito tra le due zolle provocò le prime eruzioni sottomarine.

L’Etna, a differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attività parossistica, appare sempre sovrastato da un pennacchio di fumo e a periodi abbastanza ravvicinati entra in eruzione.

L’attività di questo vulcano è poco pericolosa per l’uomo, in quanto è prevalentemente di attività stromboliana, effusione di colate laviche ed emissioni di ceneri, non costituendo rischio per i centri abitati.

La cenere, pur non costituendo un fattore di rischio per la vita umana, può creare disagi alla circolazione aerea e stradale, danni economici e in caso di inalazione prolungata patologie all’apparato respiratorio.

La lava dell’Etna, a causa della sua viscosità, è molto lenta quindi non rappresenta un pericolo reale per la popolazione.

Rischio vulcanico: i vulcani sottomarini del Tirreno

Immagine da http://www.ilmattino.it/MsgrNews/MED/20140114_c4_marsili-map.jpg
Immagine da ilmattino

Il bacino tirrenico si è formato circa 10 milioni di anni fa, contemporaneamente alla formazione della catena appenninica, ed è legata alla convergenza delle placche tettoniche. Il suo fondale è caratterizzato dalla formazione di molte dorsali sottomarine e da rilievi vulcanici.

Molti rilievi vulcanici come quello dello Stromboli sono in realtà la parte superficiale di vulcani sottomarini.

La maggior parte dell’attività vulcanica è concentrata nel Canale di Sicilia e in alcune zone del Mar Tirreno, dove la crosta terrestre è più sottile e fratturata. Alcuni di questi vulcani sono attivi.

Oltre ai noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, possiamo citare Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo ed Enarete.

Ultimamente desta molta preoccupazione il Vulcano Marsili, dove sono state documentate molte frane lungo le pareti che fanno temere un suo risveglio.

Nel caso di cedimento dei suoi versanti si muoverebbero milioni di metri cubi di materiale che potrebbero provocare un maremoto di vaste proporzioni.

Come se non bastasse, potrebbero innescarsi forti terremoti che alimenterebbero i maremoti che colpirebbero nel giro di poco tempo le coste siciliane e calabresi.

Tale evento non è improbabile, in quanto nel passato si contano ben 72 maremoti.

Previsione e prevenzione del rischio vulcanico

Evacuazione durante l'eruzione di un vulcano - Immagine da http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2014/01/Sinabung-25.jpg
Evacuazione durante l’eruzione di un vulcano – Immagine da link2universe

 

Dato che non è possibile stabilire la data certa di un’eruzione di un vulcano, per difendersi ci si può affidare alla scienza, con varie tecniche di previsione.
Essa si basa su:
dati statistici, riferiti alla periodicità storica dei fenomeni eruttivi
ricerca segnali premonitori, con misurazioni costanti della zona. Segnali come l’aumento dell’attività sismica, sollevamenti del suolo, aumenti di temperatura e variazioni della composizione dei gas emessi dal vulcano, sono davvero importanti

Tutti questi dati permettono la creazione delle carte del rischio vulcanico, dove vengono delimitate le aree in base alla pericolosità.

Regole di sicurezza in presenza di rischio vulcanico

La prevenzione, invece, si basa su semplicissime regole:

  1. divieto di costruzione in zone a rischio vulcanico
  2. riduzione degli insediamenti nelle zone a rischio
  3. piani di evacuazione, da attuare in caso di segnali premonitori
  4. educazione e informazione della popolazione

La zona intorno al Vesuvio, come è sotto gli occhi di tutti, è altamente popolata e, in caso di eruzione, potrebbe portare alla perdita di tantissime vite umane.

I piani per l’evacuazione saranno sufficienti contro il vulcano tra i più pericolosi al mondo?