Un mondo di robot

Un Dalek in un negozio di libri per bambini. Da Wikipedia.
Un Dalek in un negozio di libri per bambini. Da Wikipedia

 

I robot costituiscono uno dei temi più comuni e di successo della fantascienza. Il termine fu coniato nel 1921 da Karel Čapek, nel suo dramma Rossumovi univerzální roboti, vale a dire I robot universali di Rossum. Venne quindi Isaac Asimov con le tre leggi della robotica. Nei decenni le macchine hanno quindi conquistato un ruolo sempre più importante, nella cultura popolare come nelle molteplici attività umane.
Nelle ultime settimane, tuttavia, molte voci autorevoli sono tornate a parlare in modo insistente e concreto dei rischi dell’intelligenza artificiale e di robot che ci sostituiscono nelle più disparate faccende. [inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=”null”]Ci sarà ancora spazio per gli uomini in questo mondo?[/inlinetweet]

I rischi dell’intelligenza artificiale

La scena della rivolta dei robot, dal dramma di Čapek. Da Wikipedia.
La scena della rivolta dei robot, dal dramma di Čapek. Da Wikipedia

 

Di recente, Elon Musk durante l’AeroAstro Centennial Simposium, ha manifestato la sua opinione sull’intelligenza artificiale come potenziale minaccia all’esistenza dell’uomo. Musk ha anche suggerito qualche forma di regolamentazione internazionale, prima che si faccia qualcosa di molto stupido. Il mese scorso, poi, Stephen Hawking si è espresso con una certa preoccupazione sul tema. Per il Professore, lo sviluppo di una piena intelligenza artificiale potrebbe segnare la fine della razza umana. Questa, limitata dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbe competere e diverrebbe superata. Alla ormai celebre intervista ha fatto seguito quella di Eric Horvitz di Microsoft, che ha sminuito i rischi relativi alla perdita di controllo da parte dell’intelligenza artificiale. A contraddire Horvitz è stato addirittura lo stesso Bill Gates, che ha insistito sul fatto che essa costituirebbe un motivo di preoccupazione.

 

Commessi e giornalisti robot

Il giornalismo vive oggi una delicata fase di transizione, caratterizzata dalle innovazioni degli ultimi decenni che prendono piede, e che coesistono con le forme tradizionali. Novità e cambiamenti non smettono di rincorrersi però: l’ultimo viene dall’importantissima agenzia di informazione Associated Press, che grazie a un sistema implementato sei mesi fa, ormai produce un gran numero di articoli di natura finanziaria in modo completamente automatizzato. In coda non troverete il nome di un autore, ma solo la nota: “This article was generated using Automated Insights” (cioè “questo articolo è stato generato utilizzando Automated Insights“, che è anche l’impresa specializzata in giornalismo “robotico”).

Il giornalismo non è però l’unico settore nel quale i robot cominciano ad affacciarsi. I primi commessi robotici cominciano ad essere prodotti: il loro costo è relativamente contenuto, e anche se non sono ancora in grado di compiere determinate operazioni (come il prendere un prodotto da uno scaffale, o aprire una scatola) c’è già chi calcola il numero di posti di lavori che verranno persi nei prossimi anni. Si consideri che già Amazon sta cominciando ad automatizzare le proprie attività di magazzino.

Il dibattito sulla “disoccupazione tecnologica” dovuta ai robot può inquadrarsi nell’ambito della vecchia discussione circa l’automazione: le macchine tolgono lavoro agli esseri umani e arricchiscono pochi capitalisti, o al contrario creano opportunità e sviluppo?

 

Un drone su Marte

Resa artistica di Curiosity su Marte. Da Wikipedia.
Resa artistica di Curiosity su Marte. Da Wikipedia

 

C’è sicuramente un posto, tuttavia, nel quale è meglio che, almeno per il momento, ci siano le macchine e non gli umani. Molti ricorderanno la faccia di Arnold Schwarzenegger che si contorce e si deforma, nella parte finale di Total Recall durante la quale questi viene spinto sulla superficie di Marte senza tuta spaziale. Senza badare a quanto la scena del film sia scientificamente corretta, ricordiamo che l’esplorazione del pianeta rosso è finora avvenuta col tramite di sonde e altri mezzi che ne hanno esaminato il clima, la superficie e la geologia. Il Jet Propulsion Laboratory della Nasa sta perciò trovando il modo di realizzare un drone, funzionante ad energia solare e in grado di superare i limiti degli altri veicoli. Non mancano le difficoltà connesse alla più rarefatta atmosfera marziana e alla limitata autonomia (solo pochi minuti).