GPS e segnaletica per orientarsi nella natura selvaggia

Foto di Marcello Lombardi
Foto di Marcello Lombardi

 

Dopo aver scoperto quali sono i benefici del trekking e aver studiato le migliori tecniche di preparazione alle lunghe passeggiate, è arrivato finalmente il momento fatidico, quello di mettersi sul sentiero e conquistare la propria meta.

 

Abbiamo scaricato le mappe in formato .gpx e le abbiamo stampate in formato cartaceo; infine, abbiamo raccolto tutta l’attrezzatura che ci serve, ma prima di partire, ricordiamoci sempre di parlare con un amico o un parente, comunicandogli i dettagli del percorso che intendiamo effettuare, per la massima sicurezza anche in caso di problemi.

 

Per quanto sia affascinante l’idea di avventurarsi nella “natura selvaggia” da soli, è sempre bene fare questi sentieri in compagnia, possibilmente in un numero di almeno tre persone. Una caduta, anche la più semplice, come la frattura di un arto o, semplicemente, la slogatura della caviglia durante il percorso, potrebbe avere conseguenze tragiche. In queste condizioni, si è impossibilitati infatti a ritornare al punto di partenza.

Segnaletica

Fonte Vetica - Foto di Marcello Lombardi
Fonte Vetica – Foto di Marcello Lombardi

 

Sul sentiero capiterà di imbattersi in vari simboli, ovvero bandierine dipinte sui sassi o sui rami degli alberi, oppure veri e propri cartelli. Tutto questo fa parte della segnaletica di un sentiero.

Serve per orientarsi e quindi per seguire correttamente il sentiero, oppure indica dove si è diretti e il tempo medio di percorrenza.
Non esiste uno standard internazionale, per cui tra nazione e nazione esistono differenze sostanziali.
In Italia, il CAI (Club Alpino Italiano) ha cercato, tra il 1990 e 1996, di definire degli standard. Tali scelte sono state così vincenti che non solo il CAI, ma anche numerosi enti territoriali pubblici e privati, hanno fatto propria questo tipo di segnaletica, che è divisa fondamentalmente in due categorie.

 

La segnaletica principale è costituita da tabelle che vengono poste sia all’inizio del sentiero, che agli incroci più importanti. Essa ci indica in numero del sentiero che stiamo percorrendo, le varie destinazioni e il tempo di percorrenza in formato hh.mm.

 

Esempio di segnaletica principale - Foto di Marcello Lombardi
Esempio di segnaletica principale – Foto di Marcello Lombardi

 

La segnaletica secondaria è composta essenzialmente da bandierine che vengono dipinte sui rami bassi degli alberi o sui sassi di una certa dimensione e servono, fondamentalmente, per tracciare il sentiero. All’interno della bandiera, alle volte, viene anche indicato il numero del sentiero.

Segnaletica secondaria nel sentiero 950 nel Parco Nazionale del Pollino - Foto di Marcello Lombardi
Segnaletica secondaria nel sentiero 950 nel Parco Nazionale del Pollino – Foto di Marcello Lombardi

Orientarsi sul sentiero

Se si è allergici alla carta stampata e alla bussola, oppure se semplicemente piace il gioco facile, per orientarsi sul sentiero ci si può dotare di un dispositivo GPS. Se si usa l’iPhone, si possono scaricare e installare dei programmi che funzionano più o meno come il navigatore satellitare per le auto.
Bisogna però tenere presente che, i dispositivi elettronici a batteria, hanno la brutta abitudine di scaricarsi a temperature basse, quindi è bene tenere comunque a portata di mano la mappa cartacea.
I dispositivi GPS, oltre a mostrarci il sentiero da percorrere, ci indicano in tempo reale la nostra posizione sulla mappa. A seconda del modello, la posizione dell’escursionista viene registrata sulla mappa all’incirca ogni dieci secondi. Questi punti vengono chiamati trackpoint.
Essi vengono uniti tra di loro, creando una traccia che indica il percorso che abbiamo effettuato.
La traccia non è mai fedele al 100% al percorso reale compiuto e per avere una traccia più fedele è necessario aumentare il numero di trackpoint registrati. Ma più trackpoint si registrano, più in fretta si esaurisce la batteria.
I dispositivi GPS per trekking hanno la possibilità di caricare la mappa, in formato .gpx. La mappa indica la rotta da seguire ed ovviamente sarà sempre fissa (a differenza della traccia che invece verrà costruita man mano che camminiamo).
I file .gpx (acronimo di GPS Exchange Format) sono i file più utilizzati in assoluto ed hanno una struttura ad albero identica ai file XML.

Contenuto del file .gpx
Contenuto del file .gpx

 

Prendendo come esempio il percorso per il Monte Pollino, vediamo che l’albero principale riporta il nome del sentiero, ovvero “Pollino on GPSies”. L’albero principale ha una serie di figli, o nodi, che corrispondono alle trackpoint del sentiero.
In ogni nodo, sono indicati valori come latitudine (lat), longitudine (lon), l’altitudine (ele), il giorno e l’ora in cui sono stati registrati (time).

Ogni tipo di dispositivo ha caratteristiche diverse, ma fondamentalmente devono essere robusti e impermeabili. È facile capire il perchè: devono essere resistenti ad eventuali cadute e in caso di pioggia o neve, non devono incamerare acqua.
La classe di protezione di un dispositivo si misura in IP (International Protection) ed è composto da due numeri: il primo indica il grado di protezione da polveri (range: 0-6), il secondo indica il grado di protezione dall’acqua (range: 0-8).

I dispositivi più evoluti sono dotati di altimetro barometrico. Esso è molto importante perchè permette un posizionamento sulla mappa tridimensionalmente.
Inoltre, sono dotati di una bussola elettronica, utile, per esempio, per sapere in linea d’aria, verso quale direzione muoversi per un determinato punto, come un rifugio.

Il display deve essere di buona qualità, meglio ancora se il dispositivo ha il supporto per la cartografia.

Informazioni più dettagliate sui dispositivi GPS potete trovarle qui.

Cosa fare se ci si perde

Patagonia Argentina - Foto di Marcello Lombardi
Patagonia Argentina – Foto di Marcello Lombardi

 

Può capitare di smarrirsi durante un percorso di trekking. Può succedere per tanti motivi: per esempio, a me è capitato di smarrirmi nel Parco del Pollino in quanto la segnaletica è totalmente assente. Errore fatale è stato quello di non guardare il navigatore GPS, imboccando il sentiero sbagliato. Solo dopo svariati minuti di camminata, ci siamo accorti dell’errore. In casi del genere, bisogna ritornare indietro sui propri passi e raggiungere il punto in cui ci si è confusi a imboccare il sentiero. Qui abbiamo commesso un altro errore fatale: infatti, uscendo dal sentiero, abbiamo perso totalmente l’orientamento e, dopo svariati minuti di cammino nel bosco, siam riusciti (per puro caso) a trovare la strada maestra.
In generale, in caso di smarrimento è consigliabile comportarti nei seguenti modi:

– Se si è in gruppo è sempre meglio rimanere uniti, mai separarsi.
– Mai disperarsi, è controproducente: serve sempre una mente lucida per potersi salvare (se possibile infondere fiducia nei compagni scoraggiati).
– In zone fredde mantenersi sempre coperti e “caldi” (il movimento genera calore).
-Se possibile indossare qualcosa di visibile e chiaro, che attiri l’attenzione anche a distanza.
-Non mangiare/toccare niente di cui non si è più che certi.
-Stare a debita distanza da pericoli quali: corsi d’acqua (torrenti, laghi, ecc.), dirupi, terreni non stabili e animali.

Se abbiamo possibilità di essere ritrovati dai soccorsi, è consigliabile:
– Per prima cosa, appena ci accorgiamo di esserci dispersi, proviamo a chiamare e urlare con tutte le nostre forze (se ciò non dovesse avere esito positivo entro 10-15 minuti, smettiamo immediatamente e sediamoci per recuperare le energie).
– Stare in un posto fisso ed evitare di allontanarsi (i soccorsi e gli ultimi che ci hanno visti saranno facilitati nel ritrovarci).
– Trovare un posto sicuro e comodo per aspettare, l’attesa non ci spaventa (niente luoghi nascosti, meglio anzi optare per aree che garantiscano visuale, sicurezza e un riparo).
– In assenza di aree sicure approntare un riparo temporaneo.

Se invece siamo sicuri che i soccorsi non ci troveranno, è consigliabile:
– Memorizzare dei punti di riferimento il più possibile stabili (aiutandosi a memorizzare con la fantasia e/o lasciando segni).
– Prendere una direzione (preferibilmente quella da cui siamo venuti e/o quella che ci sembra più corta) e seguirla senza cambiare mai (se ci si trova ad esempio in un bosco, seguendo questo metodo prima o poi se ne uscirà); in montagna ad esempio cercare di scendere a valle (in aree non ripide, dalle quali sia possibile fare eventualmente “retromarcia”).
– Orientarsi con i punti cardinali.
-Proseguire su sentieri e/o luoghi in cui troviamo segni di civiltà (oggetti, asfalto, luoghi abitati, ecc.).
– Mantenere un passo regolare: “lungo e ben disteso”.
– Di tanto in tanto riposarsi approfittando ad esempio della pausa per lasciare qualche segno che resista alle intemperie (una freccia, una scritta, ecc.).
– Mantenere un conteggio del tempo e dello spazio percorso (es. contando i passi e i movimenti del sole).