TTIP, l’accordo delle multinazionali [PARTE 1]

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Il 19 ottobre del 2014 Report trasmetteva una puntata molto interessante, dedicata nella prima parte al TTIP, ovvero il Transatlantic Trade and Investment Partnership, in italiano un accordo di Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti.

Apprendere determinate informazioni per me è stato un vero shock e da quel momento non ho smesso di informarmi e fare ricerche. L’argomento è molto vasto e soprattutto in continua evoluzione, ancora oggi.

In questa serie di articoli cercherò, nella maniera più chiara e semplice possibile, di fare luce sul TTIP e su come potrebbe cambiare le nostre vite e le nostre abitudini.

TTIP, accordo segreto

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Ciò che caratterizza questo accordo è l’assoluta segretezza che lo circonda. Si sa poco e nulla, e ciò ha contribuito alla nascita di una naturale diffidenza e contrarietà. Il 7 gennaio 2015 l’UE ha pubblicato alcuni documenti relativi al trattato, che sono stati prontamente criticati da Alberto Zoratti, uno dei nomi più noti della Campagna Stop TTIP Italia. Zoratti ha infatti dichiarato che “[…] il Consiglio d’Europa se ne è occupato solo dall’ottobre 2014, un anno e mezzo dopo che tutto si era incardinato! E ancora: penso al fatto che i capitoli negoziali non sono accessibili ai parlamentari europei, vi possono accedere solo coloro che appartengono alla Commissione Commercio internazionale ’Inta’, ai quali è peraltro inibito farne copie. E ritengo fortemente preoccupante che un ministro della Repubblica, Maurizio Martina, titolare del dicastero delle politiche agricole, abbia nei mesi scorsi affermato (in Commissione Agricoltura) di non conoscere il contenuto del TTIP”.

La posizione di Marco Bersani, membro di ATTAC

A sinistra, Marco Bersani durante una manifestazione contro il TTIP
A sinistra, Marco Bersani durante una manifestazione contro il TTIP

 

Marco Bersani, attivista di ATTACmovimento di autoeducazione popolare orientata all’azione -, ha tenuto diverse conferenze contro il TTIP e tutt’oggi continua nella sue azioni di contrasto e lotta contro questo trattato.

Uno dei suoi interventi è disponibile alla visione qui . Si tratta di un bell’intervento, che ho molto apprezzato anche se non sono d’accordo sulla totalità delle sue dichiarazioni, e alcune mi sono sembrate orientate al complottismo.
Nel suo intervento Marco Bersani fa notare che in quel periodo sono stati passati in televisione alcuni spot che, non facendo menzione del TTIP, illustrano alcune eccellenze italiane come la pasta e la moda, informando che “con i nuovi trattati sul libero commercio potranno essere vendute negli USA”. Secondo il Signor Bersani queste informazioni sono false, in quanto la pasta italiana, così come i prodotti di alta moda e tantissimi altri, “vengono già regolarmente venduti negli Stati Uniti da tantissimo tempo”. Infatti, le barriere tariffarie sono state progressivamente eliminate o ridotte al minimo.

Al contrario, secondo il Signor Bersani, il TTIP focalizzerebbe le proprie attenzioni sulle barriere non tariffarie. Per barriere non tariffarie si intendono le normative. In Europa, per esempio, non si possono importare le carni agli ormoni, oppure il pollo al cloro proprio grazie alle normative europee in materia di sicurezza alimentare.
Egli afferma che tale accordo parte come iniziativa delle multinazionali europee e americane per avere libertà di investimento abbattendo progressivamente tutte le sopracitate barriere non tariffarie. Un altro esempio sono le norme finanziarie. Quelle americane sono molto più rigide di quelle europee e sono considerate da abrogare in quanto impediscono il libero investimento. Al contrario, in Europa le normative sulla sicurezza e sull’ambiente sono molto più rigide di quelle americane, e il TTIP si prefigge di abrogare progressivamente tutte queste norme.

Volendo sintetizzare, “l’obiettivo principe del TTIP è quello di abrogare tutte le norme che impediscono l’investimento da parte delle multinazionali”, ovvero esse devono avere totale e insindacabile possibilità di investimento. Bersani afferma che se, per esempio, il Comune di Torino decidesse che le mense scolastiche devono avere solo cibo biologico e a chilometro zero, tale azione potrebbe essere impugnata in quanto, essendo limitata ad alcuni soggetti, violerebbe la possibilità di profitti presenti o futuri da parte di qualsiasi impresa del ramo. Inoltre Marco Bersani denuncia che anche una azienda non del ramo dell’alimentazione potrebbe impugnare tale ipotetica direttiva del Comune di Torino, in quanto in futuro tale azienda potrebbe interessarsi di alimenti e quindi si vedrebbe intaccati possibili profitti futuri.
L’impugnazione andrebbe presentata a un organismo internazionale composto da tre avvocati d’affari che nella decisione finale dovrebbero tenere conto di tutte le normative emesse dal FMI (Fondo Monetario Internazionale) e dalla Banca Centrale, ossia da coloro che stabiliscono che la libera concorrenza è il principio massimo e qualsiasi altro valore è secondario.

La conseguenza sarà quella di vedere inficiata la democrazia, in quanto qualsiasi Ente, in questo caso il Comune di Torino, sarà molto restio ad emettere ordinanze che potrebbero essere impugnate. E i costi per sostenere queste cause diventerebbero insostenibili. (Una conferma a questa affermazione la si può trovare in questo articolo).

Secondo Marco Bersani, un Paese che ha una serie di normative che impediscono la libertà di investimento, diventa poco appetibile. Tra le varie barriere non tariffarie, rientrebbero anche i CCNL (Contratti Nazionali del Lavoro). Di conseguenza, l’obiettivo sarebbe di normare la precarizzazione del lavoro.

[inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=””]Gli Stati Uniti non sono più la prima economia mondiale e quindi hanno puntato alla creazione di diversi accordi[/inlinetweet] (oltre al TTIP, ci sono il TTP, il CETA, etc.). Tutto è partito dal fallimento del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) che aveva l’obiettivo di far diventare l’intero pianeta un unico grande mercato. Ma esso aveva un problema di base, ossia una clausola democratica: tutte le decisioni dovevano essere prese all’unanimità. Da qui la decisione di fare accordi limitati ad aree e quella tra USA e UE avrà un effetto domino sulle altre.

Le direttive europee su sicurezza ambiente, come già detto, sono votate al rigore. Per esempio, se una azienda vuole immettere nel mercato una nuova sostanza chimica (principio di precauzione ambientale) deve dimostrare che quella sostanza chimica non è nociva. Negli Stati Uniti, invece, è tutto il contrario. Le aziende possono immettere nel mercato qualsiasi tipo di sostanza e il dovere di dimostrarne la pericolosità spetterà alle autorità pubbliche. Se viene dimostrata la pericolosità, allora la sostanza viene ritirata. Secondo Marco Bersani, la direzione presa dall’Europa è la stessa.

[inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=””]Con l’attuazione del TTIP si va verso un nuovo quadro politico internazionale[/inlinetweet], dove non saranno più i singoli governi ad essere responsabili delle decisioni politiche, ambientali, lavorative e amministrative, deresponsabilizzando di fatto tutti i governi da qualsiasi azione di austerity che verrà in seguito applicata.

Negli anni Novanta ci fu già un primo tentativo di accordo, l’AMO (Accordo Multilaterale sugli Investimenti), molto simile al TTIP. “È bastato far uscire le carte di questo accordo per creare un movimento mondiale di opposizione, tanto forte e presente da costringere la Francia a tirarsene fuori”.

LEGGI ANCHE: Accordo di libero scambio Europa-USA, l’inchiesta di Report [PARTE 2]

TTIP, storia e conseguenze dell’accordo di libero scambio [PARTE 3]

Pro e contro dell’accordo di libero scambio tra USA e UE [PARTE 4]