Il Van Sharing e il maledetto “ultimo miglio”

Il Van Sharing e il maledetto ultimo miglio

Tra tutte le forme di sharing (bike, car e ora moto ) il van sharing è il meno noto, ma potenzialmente il più utile per le città per ridurre traffico e inquinamento. In effetti il trasporto merci ha veicoli più vecchi e meno ecologici del parco auto, con fortissima percentuale di veicoli a gasolio di vecchia concezione. Per assurdo i più nuovi sono i grossi TIR, che però sono del tutto inadatti strutturalmente ad accedere alle vie strette e trafficate di una città. D’altra parte, se vi accede una pletora di mezzi di dimensioni più accettabili per l’impatto sul traffico quali furgoni e van, abbiamo tanti veicoli, assolutamente non coordinati e per la gran parte ben poco ecologici.

 

A livello logico (e purtroppo a livello reale non ci scostiamo troppo) abbiamo la situazione peggiore in cui per una o due consegne si percorrono molti chilometri in città, con frequenti start e stop nel traffico, che sono la peggior condizione di combustione di un veicolo a gasolio, incrementando consumi e inquinamento ben oltre i valori teorici che si raggiungono a velocità costante.

Il Van Sharing e il maledetto ultimo miglio (2)

Come si realizza una piattaforma logistica per il van sharing

La possibile soluzione, teorizzata in decine di soluzioni è creare un centro di logistica alle porte della città facilmente raggiungibile sia dall’autostrada che dalla ferrovia, ottenendo così il miglior impatto a livello di inquinamento possibile creando canali veloci e poco trafficati.Le merci di tutti i trasportatori nella piattaforma logistica vengono riassemblati su piccoli furgoni poco inquinanti (a metano o addirittura elettrici), che in base ad algoritmi di ricerca operativa ottimizzano il percorso riempiendo al meglio il furgone, creando un percorso ottimale con le fermate in linea minimizzando i chilometri percorsi e facendo le consegne a quanti più punti “di dettaglio” possibile.

Con veicoli poco inquinanti lo start e stop nel traffico è molto meno impattante, nullo in caso di veicoli elettrici e tra i parametri di definizione del carico ottimale si possono integrare:

  • l’autonomia del furgone
  • la capacità di carico
  • l’urgenza o la deperibilità della merce (un carro frigo ben difficilmente sarà elettrico…)
  • le preferenze dei clienti di dettaglio

Il Van Sharing e il maledetto ultimo miglio

Un progetto integrato cosa potrebbe fare?

In un progetto integrato, che esiste ed è stato sperimentato, si potrebbero anche creare piazzole di sosta ad hoc nel centro e nelle immediate vicinanze, che non creino intralci al traffico e che siano prenotabili.

La tecnologia esistente consente di controllare questi veicoli satellitarmente tramite GPS e monitorarne le posizioni per rialloccare eventualmente in maniera dinamica le prenotazioni sulle piazzole dedicate.

Si deve avere ben presente chel la perdita di sosta per la città è minima dato che le piazzole sono poche, correlate a una flotta esigua di cui si conoscono i comportamenti attesi: si può non creare concorrenza sulle piazzole gestendo i percorsi dei singoli veicoli e giungendo con facilità a dare la priorità ai veicoli elettrici.

Di fatto non serve neppure pensare a colonnine di ricarica, perché i furgoni elettrici hanno autonomia in genere sufficiente per un giorno (e anche questo parametro viene considerato nel progettare il percorso) e possono essere ricaricati in sede la sera. Con furgoni ibridi si potrebbe utilizzare l’autonomia elettrica nel centro storico e nelle zone più sensibili, ricaricando col motore termico fuori città. Con i veicoli a metano le emissioni sarebbero decisamente ridotte e prive di idrocarburi incombusti.

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Cosa manca per realizzare questo progetto?

Purtroppo ciò che manca davvero è la capacità imprenditoriale e la volontà di fare un pool di veicoli, che sono sì costosi, ma hanno bassissimi costi di uso chilometrico, che ripagherebbero con gli interessi l’acquisto o il noleggio iniziale. E manca soprattutto il polo logistico che consorzi i trasportatori. Che leva ha in mano l’amministrazione per spingere queste attività? Solo una: limitare l’accesso al centro dei veicoli commerciali in base al grado di ecologicità e per fasce orarie, in modo da rendere il progetto appetibile ai trasportatori, che troverebbero più semplice ed economico aderire a un simile consorzio.