Fare l’illustratore ad occhi chiusi: Vitantonio Fosco

Fare l’illustratore, ad occhi chiusi.

Forse meno strano di lavorare come illustratore, in generale, nella terra della grande questione, quella meridionale.

Allora, se alcune professionalità faticano ad emergere, tanto vale chiudere gli occhi e lanciarsi.

fare l'illustratore

Capiterà, certo, di cadere e sbucciarsi le ginocchia, di versare lacrime, ora di gioia poi di rabbia, ma a cosa altro serve la vita, se non a rincorrere i sogni?

Raggiungerli, certo, è un altro discorso, ma consumare chilometri di matita, immerso in una diversa, personale dimensione, come con gli occhi chiusi, fatta di sogni e di illustrazioni ancora non tracciate, sulla carta, è una missione  fatta di passione.

Illustrare. Cosa vuol dire, cosa fare l’illustratore? Cosa studia, cosa impara, come spende (o guadagna) il suo tempo uno che, per lavoro, tempera (anche) le matite?

Illustrare vuol dire prendere un pensiero e trasformarlo in comunicazione. Lo facciamo ogni giorno con la voce, con i gesti, con le lettere della tastiera.

Fosco no, non lo fa con le matite, non lo fa con le mani. Lo fa con gli occhi, ma chiusi. Si può fare l’illustratore con gli occhi chiusi?

Grafico, designer, illustratore, oltre le parole

Quanto, le parole, condizionano il nostro modo di esprimerci?

Quanto sono importanti gli stimoli sensibili che riceviamo dall’esterno? Forse il film che ho visto ieri ha creato in me alcune associazioni, così come l’articolo sull’immigrazione che condividevano su Facebook da quel giornalaccio.

Arriva il momento in cui diventa necessario liberarsi di tutto, concentrarsi e illustrare.

Di chiudere la finestra degli input e aprire la porta a quello che vive dentro di noi, per farlo finalmente venir fuori.

Illustrare, come forma di espressione dell’animo umano, come il canto, la poesia, perde il suo iniziale scopo puramente didattico di dar fama e notorietà, lustro e diventa delicato volo della mente, si libera da ogni ambizione commerciale per vivere di vita propria, negli occhi aperti di chi guarda.

Ho intervistato Vitantonio Fosco in occasione della mostra CHIUDI GLI OCCHI, aperta al pubblico dal 10 al 18 ottobre 2015.

Ma l’ho intervistato per diversi motivi.

Per invidia, ad esempio: quella sensazione di fastidio che (ahimè, lo ammetto), provo sempre quando vedo uno bravo, ma bravo sul serio. Non posso fare a meno di invidiarlo per il suo talento ma, reindirizzando, cerco di trasformare quella sensazione di disagio in una spinta propulsiva, che mi invita a studiare, migliorare e imparare.

Fare l’illustratore e fare rete: l’omaggio a Pinguino Mag di Vitantonio Fosco

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L’ho intervistato perché mi piace. Quando l’ho conosciuto, in circostanze diverse, il suo essere un po’ scienziato pazzo, un po’ metà bambino cresciuto a metà, un po’ artista, un po’ serio, mi divertiva e affascinava.

Ora mi affascina col suo pulitissimo tratto, che mi sembra provi a tutti i costi a sporcare, alla ricerca di chissà cosa crede gli manchi.

Vedo la proporzione delle forme, risultato di un occhio allenato e risultato di studio, perfezione invisibile, che non deve essere vista, neppure ad occhi aperti.

Non vedo l’ossessiva ricerca di mammiferi viola, non vedo l’originalità a tutti i costi a costo del genuino.

Vedo che quello che vedo, è un Fosco bambino che disegna per me, bambino.

“Le cose più belle si fanno a occhi chiusi” mi ricorda una famosa frase di John Lennon. Mi spieghi meglio?

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Per John Lennon “la vita è facile a occhi chiusi”, io non credo sia facile ma chiudere gli occhi è forse il preludio a qualcosa di bello.

Chiudiamo gli occhi per baciare la persona che amiamo, o per abbracciare un amico caro. Lo facciamo prima di ricevere una sorpresa o una carezza, per esprimere un desiderio o per pensare, ricordare, sognare.
E “guardare”.
Chiudere gli occhi è guardare dentro, nell’essenza delle cose, dei gesti, delle persone, oltre un’apparenza spesso fuorviante che maschera, nasconde, o si presta semplicemente a diverse letture. È libertà e bellezza, desiderio di scoperta ed eterna ricerca. Non è isolamento, ma un’intima condivisione.

Nonostante la giovane età, i tuoi tratti appaiono unici e personali, fortemente evidenziati dai contrasti negli spessori. Quali sono stati i tuoi punti di riferimento?

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Le mie illustrazioni sono figlie di influenze artistiche e culturali, che partono dal cubismo di Picasso, passando per la ricerca del minimalismo di Munari, fino ad arrivare alle contaminazioni con il fumetto, il design grafico e anche l’arredo di interni.

Riferimenti contemporanei sono gli illustratori Guasco, Giorgini, e Noma Bar, per citarne alcuni, professionisti le cui illustrazioni hanno un forte impatto comunicativo, dettato da figure iconiche, simboli, colori e un’attenta composizione.

Sei illustratore e designer. Davvero vuoi raccontarci che riesci a non morire di fame, in Puglia?

Vitantonio_Fosco fare l'illustratore

Scusate, ero a fare una nuotata nel deposito delle monetine, con il mio amico Zio Paperone.

No, non è proprio così, ma quando scegli di abbandonare tutto il resto per coltivare una passione, tieni conto di tutti i rischi. Forse il trucco sta tutto nel trovare il modo di fare quello che ti piace, affiancandolo a quello che la gente definisce “un lavoro vero”.

Nel senso che provo a usare le mie illustrazioni come elementi “di design” nella professione di grafico pubblicitario, proprio per lo stile che hanno. Questo perché le cose per me sono strettamente collegate tra loro, l’illustrazione è grafica.

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E con questo non dico che la gente stia li a lanciarti mucchi di soldi addosso, ma diversificare l’offerta e caratterizzarsi in maniera originale, sono elementi indispensabili per una buona strategia di marketing, no?

Marvel è alla Disney e Wolverine è un tenero bimbo con gli artigli. Quale costume sognavi di indossare da bambino? Lo sogni ancora?

fare l'illustratore

(apri parentesi nerd) Povero artigliato canadese, mi manca davvero. Ma per restare fedele alla linea dettata dal mio cognome, ho sempre sognato di essere il Cavaliere “oscuro”, Batman.

E per un carnevale ci sono anche riuscito (nonostante le corna del cappuccio imbottite di ovatta perché non restavano dritte da sole).

Poi l’adolescenza, la passione per la tecnologia e quindi la svolta high tech con Iron Man (chi non vorrebbe una valigetta che diventa armatura?), ma la notte resta il mio elemento, il buio e il silenzio intorno hanno cullato la nascita di molte delle mie creazioni grafiche (e delle risposte a questa intervista).

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C’è il mio ego invece, che ama tanto Wolverine e proprio per ricordare l’artigliato canadese, se ne va in giro dicendo “sono il migliore in quello che faccio”, ma non dategli retta… (chiudi parentesi nerd).

Voglio seguirti online, anche dopo la fine della mostra. Dove e come?

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“Socialmente” sono attivo su Facebook, Twitter e Instagram. Posto dettagli dei miei lavori, work in progress, foto e poesie.
Su tumblr (http://vantofosco.tumblr.com) invece sto mettendo in piedi una raccolta di lavori completi, per lo più illustrazioni, in attesa di dirottare tutto su un sito personale.

Grazie mille alla redazione di Pinguino Mag per lo spazio che ha voluto dedicarmi.