⛴️ La magia di Venezia tra San Marco, il ghetto ebraico e le isole

Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro.

Peggy Guggenheim

Fu proprio quello che accadde alla ricca signora americana che decise di trasferirsi nella splendida città,  portando con sé tutte le opere d’arte che aveva collezionato fino a quel momento. La dimora che scelse fu il Palazzo Venier dei Leoni, uno stabile mai completato, che doveva essere a più  piani, ma la cui costruzione non andò oltre il primo piano.

Caratterizzano il palazzo lo splendido affaccio sul Canal Grande e “l’angelo della città”, una grande scultura di Marino Marini che rappresenta un cavallo che protende il collo verso il mare e un cavaliere nudo che allarga le braccia quasi a difendere virilmente la città.

Un particolare curioso viene narrato in merito a questo gruppo scultoreo: sembra che più  di una volta il cavaliere sia stato privato del suo fallo da qualche turista buontempone che ha pensato di portarsi un souvenir veneziano a casa, costringendo così l’artista a dover ricostruire e saldare il pezzo che inizialmente era solo avvitato sulla scultura.

Peggy amò a tal punto questo luogo da desiderare di essere sepolta, insieme ai suoi amati cani, nel giardino della casa.

Oggi il palazzo, detto ca’ dei leoni, è sede del museo Peggy Guggenheim e raccoglie una eccezionale collezione di opere dei maggiori artisti del novecento: Picasso, Pollock, Ernst, Miro, Boccioni, Balla, Marini, e moltissimi altri grandi nomi dell’arte contemporanea.

Il fascino di Venezia

Quel che resta impresso nel cuore del visitatore che giunge a Venezia  è certamente la bellezza di questa città che sembra galleggiare, specchiandosi nel suo mare, ma è anche la magia dei colori, la delicatezza dei suoi palazzi che sembrano ricamati come merletti, lo splendore dei suoi ponti, e quella malinconia che nasce dalla consapevolezza della fragilità di questo gioiello, che avrebbe bisogno di cure attente sempre maggiori.

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San Marco

L’arrivo a piazza San Marco è certamente il momento più emozionante per il turista. La bellezza delle architetture, il campanile, il palazzo ducale, il Duomo, i portici e persino i tavolini dei bar che danno sulla piazza, tutto sembra magnifico!

La prima visita è riservata alla Basilica di San Marco che conserva le spoglie del Santo. La facciata ricca di decorazioni, bassorilievi, mosaici e pinnacoli, ha subito rimodellamenti nel corso dei secoli. Con le sue cinque enormi cupole e la sua pianta a croce latina, è un misto di influenze artistiche occidentali e orientali.  

Meravigliosa è la pala d’oro, realizzata da orafi medievali, composta da circa 250 riquadri che rappresentano icone sacre decorate con smalti e pietre preziose.

Trovandosi nella piazza, non si può  trascurare la visita la museo Correr, una ricca pinacoteca dove emergono le opere del Bellini e del Canova.

Dovendo visitare il palazzo Ducale, è consigliabile il percorso guidato Itinerari segreti. L’itinerario inizia dal cortile di Palazzo Ducale, ricco di decorazioni marmoree, con  la sua  scala dei Giganti che incanta per la perfetta armonia.

Attraverso una porticina a piano terra si entra nei Pozzi, i terribili luoghi di prigionia, costituiti da piccole celle umide, con porte sprangate da enormi catenacci.

Attraverso una stretta scala si giunge nello studio del Notaio Ducale che assolveva funzioni di segretario di varie magistrature della Repubblica, e nell’Ufficio del Cancellier Grande, capo di quello che potrebbe essere definito l’Archivio Generale della Serenissima.

Si passa poi alla Camera del Tormento,  il luogo dove venivano torturati i prigionieri; per estorcere loro la confessione, venivano legati con le mani dietro la schiena e appesi ad una corda.  

Dalla sala della tortura si passa alla zona dei Piombi. Il nome deriva dalla copertura a lastre di piombo del tetto. Erano qui sistemate alcune celle detentive, riservate ai prigionieri politici, o ai condannati per reati non gravi. Qui fu detenuto anche Giacomo Casanova e, dalle sue descrizioni, si può  dedurre che i Piombi offrivano ai prigionieri condizioni di gran lunga migliori di quelle dei Pozzi.

Dal sottotetto, scendendo,  si intravede il Ponte dei sospiri che prende il nome dai lamenti  degli imputati, che dovevano attraversarlo, diretti  alla Sala degli Inquisitori, la temutissima magistratura istituita per evitare la propagazione dei segreti dello Stato.

Il soffitto di questa sala è decorato con opere di Tintoretto. Da qui,  percorrendo altre scale, si giunge alle sale del Palazzo che sono un tripudio di oro e affreschi. Spicca tra queste la sala del Maggior Consiglio, laddove è collocato il “Paradiso”,  un’opera maestosa che occupa un’intera parete di circa 25m x 8m , dipinta dal Tintoretto.

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La chiesa dei Frari

Un altro gioiello della città è la chiesa comunemente detta dei Frari (frati). Santa Maria Gloriosa dei Frari è una delle più grandi basiliche di Venezia ed entrandovi non si può restare che stupefatti, non solo per il senso di pace che normalmente si avverte in tutte le chiese, ma per la magnificenza delle opere che vi sono custodite.

Si rischia la sindrome di Stendhal ponendosi di fronte all’Assunta di Tiziano, la splendente opera posta sull’altare maggiore che immediatamente attira l’attenzione. Ma anche altri capolavori non sono da meno: la Madonna di ca’ da Pesaro, sempre di Tiziano, la meravigliosa Madonna in trono col Bambino e santi di Giovanni Bellini, ma anche la tomba del Monteverdi, il polittico di Vivarini, il San Giovanni Battista di Donatello e le eccezionali tombe monumentali di Canova e di Tiziano.

La scuola grande di San Rocco

Accanto alla scuola grande di San Rocco vi è l’omonima chiesa con una facciata simile alla scuola dove sono conservati dipinti del Tintoretto raffiguranti episodi della vita di San Rocco. Ed è  proprio la grandezza del Tintoretto ad essere celebrata anche all’interno della scuola.

Fondata in onore di San Rocco, questa scuola non aveva funzione didattica, ma caritatevole per gli ammalati. Costruita nei primi del ‘500, fu decorata dal Tintoretto a partire dal 1564.

In questo anno venne indetto un concorso per commissionare inizialmente solo il pannello centrale del soffitto della Sala dell’albergo. Facendo infuriare i concorrenti rivali, Tintoretto non presentò  un bozzetto, come richiesto, ma sistemo’ nottetempo l’opera già finita nel posto prestabilito, ancor prima del giudizio. L’opera, però, meritava e fu così deciso di affidare all’artista anche il resto delle decorazioni della scuola.

La serie dei dipinti, che decorano la Sala dell’Albergo, è senza dubbio spettacolare! L’opera rappresenta il calvario di Cristo, con uno spirito realistico-drammatico e al tempo stesso profondamente religioso, fino ad allora mai realizzato. L’uso sapiente e innovativo della luce, del colore e della prospettiva completano la perfezione artistica di questo grande capolavoro. Nell’ angolo in basso a destra non manca l’autoritratto dell’ artista.

Santa Lucia

Entrare nella chiesa di San Geremia e Santa Lucia è  sicuramente un atto di fede per i credenti che vogliono pregare dinanzi al corpo della Santa protettrice della vista. Ma per tutti resta una forte emozione trovarsi di fronte al piccolo corpo della Santa che tanti martiri dovette subire.

Originariamente le spoglie di Santa Lucia erano custodite a Siracusa, città natale della Santa. Durante le invasioni arabe dell’878, il corpo fu spostato in un luogo segreto e nel 1040 fu trasferito a Costantinopoli. Solo nel 1204, dopo la conquista di Costantinopoli da parte della Serenissima, le spoglie della Santa giunsero a Venezia dove oggi possono essere venerate.

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Il ghetto

Addentrandosi nel ghetto ebraico, la prima caratteristica che balza all’occhio è l’altezza degli stabili: al contrario della restante parte della città, qui i palazzi sono alti, raggiunono anche i 6 o 7 piani.

Ciò  ha origine dal divieto di espansione del quartiere ebraico che fu sancito già a partire dal 1516 quando fu deciso che gli ebrei dovessero abitare tutti nello stessa area lagunare. Per tale motivo, incrementandosi, la popolazione ebraica fu costretta a creare superfetazioni sui palazzi già esistenti.

È  un quartiere popolare, senza palazzi di particolare pregio e anche le sinagoghe sono difficilmente riconoscibili. Si individuano dal numero delle finestre, rigorosamente cinque, e dall’assenza di altri piani superiori.

Particolare commozione suscitano le pietre d’inciampo che si incontrano di tanto in tanto, poste davanti ai portoni o sulle chianche delle calli.  

Un grande pozzo è sulla piazza principale, su cui si affacciano i portici con quel che resta dei banchi dei pegni.

La bellezza del ghetto è data però dai suoi abitanti. È  fantastico vedere i bambini che giocano liberamente nelle piazze senza grandi schiamazzi,  osservare i giovani  che chiacchierano con la loro kippah sulla testa, con i payot – i boccoli che scendono dalle basette – e il gartel, la cintura usata durante la preghiera, con le striscioline pendenti ai lati dei pantaloni; è affascinante osservare  gli anziani con il largo cappello nero e le loro tipiche barbe.

Nel giorno del Signore, lo Shabbat, dopo il rito religioso, si incontrano uomini e donne che, vestiti con grande cura, si predispongono per la festa e si dirigono verso i ristoranti di cucina kosher.

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Le isole di Murano, Torcello e Burano

Naturalmente se per motivi economici si rinuncia alla gondola, non si può  rinunciare a spostarsi in vaporetto! Quello comunale, a seconda dell’itinerario, rappresenta un buon punto d’osservazione della grande bellezza della Serenissima. E diviene facile il collegamento anche con le più rinomate isole vicine.

Non può mancare la discesa a Murano per curiosare nelle botteghe e osservare nei laboratori la lavorazione del pregiato vetro; così come è  piacevole scoprire la più selvaggia Torcello che conserva importanti siti archeologici e la sedia in pietra di Attila.

Ma sorprendente è la bellezza della variopinta Burano, patria del merletto, che deve la caratteristica delle case multicolori alla necessità degli abitanti del luogo, prevalentemente pescatori, di riconoscere anche al buio e nei giorni di nebbia la propria abitazione.

Venezia nel suo splendore

Visitando Venezia non può mancare una carrellata di fotografie ad immortalare ogni angolo di bellezza di questo luogo quasi fermo nel tempo, con le sue calli e la sua intramontabile magia.