🏰 Tutte le curiosità che abbiamo scoperto visitando il Castello di Fontanellato

Tra i più affascinanti borghi medievali emiliani c’è Fontanellato che si sviluppa attorno al suo magnifico castello, la Rocca Sanvitale. La bellezza di questo piccolo gioiello è ben conservata dalla cura attenta dei suoi amministratori che, nonostante l’elevato afflusso turistico, i frequenti mercatini ed eventi, riescono a mantenere un elevato standard qualitativo di ordine, pulizia e cura decorativa del verde e dell’ambiente cittadino.

Il castello è senza dubbio uno dei più belli della provincia di Parma. Circondato da un fossato, uno dei pochi ancora ricolmi d’acqua di emersione spontanea, accoglie i visitatori tra le sue possenti mura quattrocentesche. 

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Castello di Fontanellato Parma curiosità

La storia e l’arte all’interno delle mura del castello di Fontanellato

All’interno del giardino si scopre subito la prima “chicca”: in un piccolo capanno si trova la prima camera ottica.  Realizzata nell’Ottocento, funziona perfettamente e dall’interno di questo piccolo ambiente chiuso, mediante un gioco di prismi, si può osservare in diretta quel che accade all’esterno del castello. 

Si passa poi alla scoperta degli ambienti al piano nobile, dove ci si può addentrare nella storia del castello attraverso i suoi arredi, i pavimenti originali, i soffitti decorati, i quadri, la raccolta di ceramiche presenti nella cucina.

Ma la scoperta, più emozionante si effettua scendendo al piano terra, entrando in una piccola stanza affrescata dal Parmigianino: un vero gioiello che scuote i sensi e l’anima del visitatore!

È questa la stanza, denominata stufetta di Diana e Atteone, che impone ai turisti di restare col naso all’insù e con la bocca aperta. Lo stupore nasce non solo dalla bellezza degli affreschi, ma anche dalla ricchezza della narrazione iconica dal contenuto fortemente simbolico.

La piccola saletta era sicuramente il luogo più intimo della bellissima Paola Gonzaga, moglie del Conte Galeazzo Sanvitale. Forse sala da toeletta o studiolo dove la giovane contessa era solita rifugiarsi per pensare e riflettere in solitudine.

La stanza fu affrescata dal Parmigianino in un momento tragico per la famiglia, subito dopo la perdita, avvenuta un tenera età, del figlio maschio dei conti Sanvitale.

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Credits: Scorci di Parma

La sala affrescata da Parmigianino

Gli affreschi realizzati, ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, rappresentano l’episodio di una battuta di caccia del giovane Atteone che si imbatte inavvertitamente nella dea Diana intenta a fare il bagno.  La dea, irritata per essere stata colta nella sua nudità, lo trasforma in un cervo e così il giovane cacciatore viene sbranato dai suoi stessi cani.

La rappresentazione iconica vuole certamente palesare la precarietà della condizione umana, la presenza di un destino avverso che può colpire chiunque, anche coloro che sono incolpevoli.

L’analogia tra Atteone e il figlioletto dei Sanvitale è chiara poiché la sorte li ha puniti senza motivo.

E mentre Atteone si lascia sbranare senza reagire, quasi con rassegnazione, il piccolo Sanvitale viene abbracciato forse da una sorella o forse da un angelo che sembra portarlo via.

Il tema della morte ritorna negli oggetti: le ciliegie nella piccola mano, la collanina di granato che cinge il collo dell’infante, le spighe di grano, l’anfora che osserva Paola, tutti oggetti, questi, legati ai riti funebri.

Il ritratto di Paola però non lascia trasparire lo strazio della perdita, ma trasmette serenità e sembra che ella osservi con distacco gli eventi tragici dipinti, forse perché consapevole che essi sono solo una tappa della vita, che attende un’altra trasformazione. Eloquente, a tal proposito, è il messaggio posto intorno allo specchio incastonato nello squarcio dell’azzurro cielo della volta di questa sala del castello di Fontanellato: “Respice finem” (considera il fine).

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