Una delle cose che distingue i robot dagli elettrodomestici (come il tostapane, per esempio) è che gli esseri umani generalmente guardano ai robot come se avessero una personalità propria.
Cioè, quando guardiamo un robot, soprattutto un robot progettato per l’interazione umana, tendiamo ad attribuirgli una certa quantità di azione indipendente.
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I robot, nel nostro modo di vedere, avrebbero una capacità astrattiva che i tostapane non hanno.
Questa caratteristica rappresenta qualcosa che i progettisti di robot destinati all’interazione umana possono in qualche misura sfruttare per rendere i robot più efficaci.
I cani vedono i robot come esseri umani
Infatti, gli esseri umani non sono l’unica specie con cui i robot interagiscono: alla conferenza internazionale ACM/IEEE International Conference on Human-Robot Interaction (HRI 2020), i ricercatori del Social Robotics Lab della Yale University, guidati da Brian Scassellati, hanno presentato un documento che mostra come i cani, che sono incredibilmente bravi a relazionarsi con gli esseri umani, vedono i robot come simili alle persone.
La ricerca di base sull’interazione tra cane e robot che costituisce la base di questo lavoro è incredibilmente interessante. Il lavoro è assolutamente degno di essere letto nella sua interezza, ma alcuni particolari potrebbero aiutarci a capire come i cani interagiscono con gli oggetti animati non umani.
I cani si comportano con i robot come fanno con gli umani
Per riassumere, i cani non rispondono molto bene ai comandi degli altoparlanti o dei sistemi video, e non prestano molta attenzione quando un robot dall’aspetto meccanico indica qualcosa.
Curiosamente, Aibo (un robot simile a un cane) tende a non essere percepito dai cani reali come un concorrente per il cibo, e i cani in generale non interagiscono con lui come se fosse un vero cane.
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Quindi, se i cani capiscono a un certo livello che i cani robot non sono in realtà cani, e non interagiscono con i cani robot in modi simili a quelli dei cani, come potrebbero interagire con i robot sociali che sono progettati per interagire con gli esseri umani e quindi hanno alcune caratteristiche simili a quelle umane?
La ricerca di Yale su cani e robot
I ricercatori di Yale hanno realizzato un esperimento che ha messo a confronto il modo in cui i cani rispondono ai comandi dati da un Nao con il modo in cui i cani rispondono agli stessi comandi dati da un sistema di altoparlanti.
Un gruppo di 34 cani ha partecipato all’esperimento, e ogni cane è stato testato con l’altoparlante o con il Nao (ma non entrambi) in una stanza che comprendeva anche un ricercatore e il tutore del cane.
Dopo una breve introduzione all’ambiente di prova, il robot o l’altoparlante ha pronunciato il nome del cane (usando la stessa voce), e i ricercatori annotavano se il cane prestava attenzione.
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Successivamente, il robot dava un comando semplice, come “siediti” e questo è in realtà il test.
I cani obbediscono ai robot ma non agli altoparlanti
I risultati degli esperimenti hanno mostrato che i cani prestavano molta più attenzione al robot che all’altoparlante, ed erano molto più propensi a seguire un comando se proveniva dal robot.
I cani obbedivano al comando “seduto” per oltre il 60% delle volte, quando veniva dal robot, ma meno del 20% quando veniva dall’altoparlante, anche se a volte sembravano un po’ confusi sull’intera faccenda.
Anche se questi risultati sono certamente interessanti, è importante sottolineare che l’obiettivo qui era, secondo i ricercatori, “rispondere alla domanda se i cani potessero interagire con un robot sociale”.
I ricercatori non stavano (ancora) cercando di determinare quali fattori potessero aumentare o diminuire tale probabilità, ma stavano invece dando ai cani una sorta di opportunità ideale. Inoltre non è del tutto chiaro a cosa i cani stiano rispondendo esattamente.
Siamo quindi ancora lontani da un robot in grado di portare a spasso il nostro animale domestico o che possa occuparsi di lui, ma l’osservazione del modo in cui i cani rispondono agli stimoli forniti dai robot può servire davvero molto a comprendere anche le nostre reazioni nei confronti delle macchine.
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